Pallacanestro Recalcati: «La salvezza non era scontata» CERIANIAPACINA50 «Un grande traguardo non certo scontato E il merito non è mio» Basket Recalcati si gode la salvezza della Mia Cantù ma decide di sottolineare il lavoro di Sodini e dello staff «lo sono qui da un mese e mezzo, il risultato è loro» EDOARDO CERIANI CANTÙ Carlo Recalcati sa come si fa. Soprattutto, e questo è uno dei suoi grandi pregi, sa come si sta al mondo (quello della pallacanestro, che conosce bene, ma non solo). Ecco perché, nella conferenza stampa che significa liberazione, oltreché salvezza, non ci arriva da solo. Ma con il suo vice, Marco Sodini. Un gesto tenero e spontaneo, che significa soprattutto un ringraziamento. A chi lo ha preceduto e lo ha affiancato, fin dal primo momento del suo ritorno a Cantù. Ora che la Mia ha battuto la The Flexx Pistoia ed è al sicuro (con tre gare di anticipo), è il tempo per distribuire i meriti. In parti uguali. «Gli applausi a loro» «Il nostro - attacca il Charlie -è un risultato molto importante e vorrei che tutti lo riconoscessero. Perché non così scontato. Potrebbe sembrare riduttivo per Cantù parlare di salvezza. Però credo che se ognuno ripensasse a quello che è successo in questo campionato converrebbe con me che è un grande traguardo. È merito soprattutto non mio, che sono arrivato da un mese e mezzo, ma di chi ha iniziato la stagione come Marco Sodini, i giocatori, i dirigenti o lo staff medico. Giusto dunque che siano loro a prendersi questo applauso». Il vice lo guarda felice. Non potrebbe essere altrimenti, visto il risultato centrato. E un po', anche, si schermisce. «Siamo molto contenti - dice Sodini - e mi pare il minimo. Ringrazio Carlo per le belle parole, ma dico anche che non uno come lui non ha bisogno di arrogarsi i meriti di questa salvezza, perché sono evidenti. Il suo arrivo ha portato un cambiamento e anche un orizzonte differente per il futuro. Tutti noi, qui dal primo giorno, ce ne siamo accorti. E, allora, mi sento di dirvi che la Cantù di domani parte dall'oggi perché se stavolta avessimo perso ci saremmo trovati ancora più impelagati nella lotta per non retrocedere. Io sono il portavoce di un gruppo di persone che non ha mai mollato. Che ha avuto sicuramente dei limi- ti sul campo, ma non ha mai fatto mancare l'impegno».. «Uno sport pazzo» Ma come si è arrivati a questo gustosissimo siparietto. Grazie alla vittoria su Pistoia e a un canestro, quello di JaJuan Johnson sulla sirena, che ha aperto le porte del paradiso («facile dirlo adesso che è accaduto - rivela Sodini -, ma JJ quella palla l'ha voluta e l'ha chiesta»). Vittoria sofferta e voluta, con una squadra che ha saputo rimontare parzialoni (quello all'inizio e quello dopo l'intervallo) che avrebbero stroncato anche un cavallo. Ma vittoria che ha un peso specifico incredibile. E Recalcati lo riconosce. «Noi facciamo uno sport pazzo. Provate a pensarci bene, per forza o per fortuna siamo legati a finali come questi: a volte ti premiano, come è successo stavolta, e sei uno bravo. Altre volte, invece, fai le stesse scelte, anche perché le hai preparate in allenamento, ma sbagli, perdi ed esci dal campo frustrato. Siamo quindi condizionati da questi piccoli episo- di, pure se il nostro lavoro non sarebbe certo cambiato con un esito differente. Non voglio essere fatalista, ma probabilmente era scritto che dovessimo raggiungere la salvezza soffrendo così, un po' come Cantù ha sofferto tutta questa stagione»