CONSULTINVEST IL PERSONAGGIO Paolo Calbini II coach pesarese racconta la sua scalata' in panchina «In pochi mesi è cambiato tutto Quante emozioni e quanto stress per salvare il basket di serie A» Pesaro CALBINI, cervello fino da giocatore, conferma di averne da dare anche come coach. Come sta vivendo questo tourbillon di emozioni? «E' successo tutto troppo in fretta che a volte non me ne rendo conto. Ad agosto ero l'allenatore degli Under 18 e vice degli Under 20, dopo il ritiro della prima squadra ero diventato assistente di Bucchi, da marzo sono vice. Alleno solo da cinque anni, non posso negare che fa piacere, ma c'è anche tanta responsabilità e stress, visto che la posta in palio è mantenere il basket di serie A a Pesaro». I pesaresi la stressano per strada? «No, per fortuna sto ancora defilato - ride -. Per ora ne ha risentito solo la famiglia che non mi vede quasi mai, perché sono davvero molto indaffarato». Spiro Leka l'ha ringraziata e si è commosso sabato sera in sala stampa. Che risponde? «Lo ringrazio anche io per le sue parole, ma è del tutto naturale che ci sia collaborazione fra noi». Ma cos'ha detto di così speciale a Jeremy Hazell? «E' da Brindisi che abbiamo iniziato a parlare - racconta Calbini -. Dopo la partita gli avevo fatto i complimenti per la sua difesa, dicendogli che era ora cominciasse a farci vedere di che cos'era capace anche in attacco. Da quel giorno la sua faccia è cambiata, era più vivo, più partecipe. Lui ha le sue stravaganze, ma il basket lo capisce e negli esercizi di atletica è uno dei più precisi. Voglio dire che, anche se può non sembrare, è Il rapporto con Hazell «Ho iniziato a parlargli da Brindisi. Scoprendo che in realtà ci tiene molto» uno che ci tiene a quello che fa sul campo. Fuori, lasciamo stare. Ma queste cose ci sono sempre state, solo che prima la gente o ti beccava in giro o non lo sapeva: adesso ci sono i social». Quali sono i compiti di Calbini in questo momento, come gestite a squadra? «Il lavoro di video già lo facevamo insieme io e Spiro, ma è chiaro che adesso gli scambi di opinione e di idee sono continui. Parliamo abbastanza sia delle cose da fare in allenamento che durante la par- tita, dove ogni tanto ci dà una mano anche Cioppi. E io non ci vedo niente di strano - aggiunge Paolo -: Stefano ha più esperienza di noi come allenatore di serie A e se ci dà un suggerimento lo ascoltiamo volentieri: tutto va per il bene della Vuelle». Cosa cambia tra allenare le giovanili e la prima squadra? «Soprattutto la gestione di gente più matura, con caratteri più forti e personalità diverse». Riesce ancora a dare attenzione ai suoi Under 18? «Certo. Siamo in piena lotta per andare alle finali nazionali. Siamo stati tre giorni in Toscana dopo la vittoria di Brindisi: lunedì abbiamo perso a Siena, contro la capolista, ancora imbattuta, poi mercoledì abbiamo vinto di 20 punti a Pistoia, un gran colpo. Possiamo ancora arrivare secondi, intanto mercoledì all'hangar vediamo di blindare il terzo posto battendo Perugia». Suo figlio Lorenzo gioca play negli Under 15: gli darà qualche consiglio ogni tanto? «Sì, ma come tutti gli adolescenti non sta a sentire niente. Però è sveglio ed altruista, è g