La nuova vita del "Bullo'' «Emozione e tanta umiltà» SERIE A Da oggi inizia la carriera da assistant-coach dell'Openjobmetis Massimo Bulleri è pronto ad affrontare il primo giorno della sua nuova vita sportiva. Il nuovo assi-stant coach di Attilio Caja prepara la prima riunione dello staff tecnico della Pallacanestro Varese, in programma domani mattina assieme al coach pavese ed ai colleghi Matteo Jemoli e Raimondo Diamante, con la curiosità di chi si affaccia per la prima volta ad un mondo nuovo e comunque affascinante. «Dopo aver preparato per 30 anni la borsa da gioco devo prima di tutto capire quali sono i materiali indispensabili per l'attività da allenatore. E sarà strano imboccare la seconda porta di ingresso agli spogliatoi riservata ai coach anziché la prima per i giocatori.... In realtà il passaggio da giocatore ad allenatore nella stessa società è estremamente gratificante, emozionante e motivante: in 20 anni di carriera ricordo pochissime persone che hanno finito la carriera in pantaloni corti e hanno indossato subito quelli lunghi, tra loro ricordo il nostro attuale d.g. Claudio Coldebella a Milano. Mi ritengo estremamente fortunato per questa opportunità che mi ha offerto Varese: per me è un libro del tutto nuovo, scopriremo nel tempo se avrò capacità di scrivere solo qualche riga o delle pagine, di sicuro l'entusiasmo è alle stelle per scoprire un mestiere per me del tutto nuovo». A differenza di tanti ex giocatori che hanno iniziato subito da capi allenatori, lei ha scelto di iniziare da apprendista di un tecnico esperto. «Mi affaccio a questa avventura con la massima umiltà: serviranno non due ma 22 orecchie e non due ma 222 occhi per assimilare il più possibile nel minor tempo possibile. Perché ho iniziato da assistente? È la cosa che reputo giusta per me, pur col massimo rispetto e ammirazione per chi è partito subito da capo allenatore, e la possibilità di imparare da un tecnico di estrema esperienza e grande affidabilità come Attilio Caja è stato uno stimolo in più». Da nemico a idolo di Varese in pochi mesi, e ora si troverà ad allenare probabilmente qualche compagno del 2016-17... «Mi capita spesso di pensare a quella famosa mattina dell'agosto 2016 quando ricevetti la chiamata di Claudio Coldebella per venire ad allenarmi a Varese: sorrido ripensando all'accoglienza che avevo sempre ricevuto a Masnago e a questi 10 mesi bellissimi che si sono evoluti in una nuova possibilità lavorativa. Allenare gli ex compagni? Sarà sicuramente strano, ma è tra le piccole cose che potrò mettere a disposizione del coach vista la conoscenza diretta di ragazzi con i quali potrò dialogare direttamente». Che tipo di obiettivo si prefigge nella sua carriera da allenatore? «Mi piacerebbe rivestire ad un ruolo importante nel settore senior, ma se per arrivarci mi capiterà di insegnare ai giovani lo farò volentieri. La realtà è che sono all'inizio di un per- corso a tappe estremamente difficile: per raggiungere certi traguardi bisognerà vedere quanto lo desidero e quanti sacrifici sono disposto a fare, al di là delle capacità. Però sono estremamente contento di intraprendere il cammino con grande curiosità e voglia di iniziare». C'è qualcuno dei suoi allenatori nella sua ultra-ventennale carriera da coach a cui si ispirerà? «Tutti i miei allenatori mi hanno lasciato qualcosa in maniera diversa e con tempi diversi; nei trascorsi da giocatore sicuramente Ettore Messina ha influito più di chiunque altro, ma non so ancora a chi voglio assomigliare. La cosa importante è riuscire ad assimilare il più possibile da Attilio Caja, capendo in che modo gli posso essere utile; da entrambe le parti c'è stima e rispetto, partiamo da questo rapporto esistente in vista delle considerazioni più pratiche nell' imparare il mestiere del coach». Giuse