Il coraggio dì sfidare la Sia Addio alla supertifosa Dinamo. L'idea: dedicarle il settore D al Palasport SASSARI. MORTA SUSANNA CAMPUS, ERA LA DECANA DEI MALATI DI SCLERO La Dinamo e Susanna Campus nel 2015: insieme per festeggiare la conquista dello scudetto SASSARI IN LUTTO_______ Addìo a Susanna, un cuore contro la Sia e per la Dìnamo Grande appassionata di sport, era malata da vent'anni Il giorno dopo lo scudetto la squadra era andata a trovarla ISINI APAGINA5 di Andrea Sini » SASSARI «La gratitudine che nasce dall'aver stoppato "ancora un giorno" alla Sia è il sentimento che caratterizza la mia quotidianità». La battaglia di Susanna Campus è durata vent'anni e, in una quotidianità vissuta in un corpo completamente inerte, non c'è stato un solo giorno in cui lei abbia abbassato la guardia. La decana dei malati di Sia della Sardegna si è spenta ieri all'alba nella sua casa di Sassari. Aveva 55 anni e dal 1997 conviveva, lottava e litigava ogni giorno con una delle malattie più terribili che si possano immaginare: paralizzata dal collo in giù, impossibilitata a parlare e a emettere qualsiasi suono, costantemente alle prese con complicazioni di ogni genere. Comunicava con gli occhi attraverso un sintetizzatore vocale, il suo amato "My Tobii", che le permetteva di parlare, navigare su internet, scrivere fiumi di mail a chiunque le aprisse le porte della sua amicizia, che in poco tempo diventava inossidabile. Quella con la Sclerosi laterale amiotrofica era una sfida quotidiana che Susanna, che prima della malattia faceva l'orafa e insegnava oreficeria al Liceo Artistico di Tempio, aveva affrontato con un coraggio e una determinazione al limite della sfrontatezza. «La malattia non mi ha annientato - amava dire-, ha solo cambiato la mia vita ma mi ha fatto diventare più forte. E ormai non sono io ad avere paura, è lei che mi teme». Spalleggiata da sua sorella Immacolata, un'altra forza della natura, sostenuta dalle infermiere Ica e Piera e dal professor Pino Vidili, primario di Anestesia all'ospedale civile, Susanna Campus dava libero sfogo alle sue passioni. Lo sport, innanzitutto: grande appassionata di calcio, basket e Formula Uno, tifosissima delle squadre della sua città, era una presenza fìssa al PalaSerradi-migni: dirigenti e giocatori della Dinamo la consideravano la "tifosa numero uno". Prima e dopo ogni partita tra il parquet e il "suo" angolo, proprio sotto la tribuna stampa, c'era una vera e propria "processione" di giganti sudati, in canottiera e pantaloncini, che si avvicinavano per un saluto, una carezza, un bacio. Lei era orgogliosissima e allo stesso tempo divertita: «Guardali - disse una volta dopo una sconfitta- sono grandi e grossi ma io li metto in riga tutti. A partire dal coach. Stasera gli scrivo cosa non è andato in questa partita». Faceva lo stesso con i giornalisti: leggeva le pagelle, le commentava, discuteva, chiedeva un ttatta-mento di favore per Manuel Vanuzzo, il suo preferito. La Dinamo le era così vicina che il giorno dopo lo scudetto Stefano Sardara, suo grande amico, le piombò in casa portando con sé la coppa e tutta la squadra. Per cinque anni, dal 2012 sino a pochi mesi fa, ha tenuto un blog sulla pagina online della rivista Tempi, intitolato "Scritto con gli occhi": «un diario né piagnucoloso né edulcorato di quella che è la quotidianità di un malato di Sia», ha scritto ieri il direttore della rivista nel suo messaggio di saluto. Il racconto senza filtri delle sue piccole e grandi avventure quotidiane («mi hanno portata a fare un giro in riva al mare, ed è stato come rinascere»), la sua presenza a eventi sportivi e a manifestazioni pubbliche, avevano fatto di lei un personaggio conosciutissimo a Sassari e nel resto dell'isola, una vera paladina della lotta alla Sia. Era grata alla tecnologia, senza la quale non avrebbe mai potuto avere rapporti verso l'esterno, ma Uitto il resto era autentica farina del suo sacco: coraggio, cocciutaggine e soprattutto una voglia di vivere sconfinata. Strappando un giorno per volta alla malattia, ha resistito per vent'anni portando in giro il suo messaggio e il suo amore per la vita. Se non è una vittoria questa. A sinistra lo striscione dedicato aSusanna Campus A destra Stefano Sardara e Manuel Vanuzzo a casa sua con la coppa dello scudetto ¦'¦I**--"!*' «Ci hai insegnato a non arrenderci mai» «Il palazzetto non sarà più lo stesso senza di lei». La Dinamo è stata la prima a salutare Susanna Campus con un messaggio pubblicato sul sito ufficiale. «Tutta la Dinamo Banco di Sardegna con grande dolore e commozione saluta Susanna, compagna di tante imprese e protagonista insieme ai "suoi ragazzi" di tante vittorie, di squadra e personali». Ieri, di primo mattino, Stefano Sardara è andato personal mente nella casa di via Settembini a dare l'ultimo al la sua cara amica e a fare le condoglianze alla famiglia. «Riposa in pace amica mia - ha poi scritto il presidente sul suo profilo personale -, ci hai insegnato a non mol lare mai e sei stata la guida e l'esempio da seguire. Sarai sempre con noi». «Sassari perde una sportiva speciale - ha scritto invece sulla sua pagina ufficiale la Torres, la sua altra grande passione sportiva -. 11 nostro ricordo di Susanna Campus è nelle sue parole, nei suoi sorrisi, in un giorno di festa per i colori della sua città». 11 riferimento è al la festa per la promozione in C del 2013, quando assistette all'ultima gara dalla pista, partecipando poi all'invasione di campo, (a.si.) DEVOZIONE Quella lettera inviata da Benedetto XVI Coraggio, forza interiore e una fede incrollabile. Susanna Campus era una cristiana devota e tra i suoi sogni non realizzati (non tanti, in verità) c'è quello di incontrare il papa. Ammirava Giovanni Paolo II, amava Benedetto XVI per la sua riservatezza e la sua cultura, ma si era fatta conquistare soprattutto da Francesco. Aveva smosso mari e monti - ne era capacissima - per incontrare papa Bergoglio durante la sua visita a Cagliari nel settembre 2013, ma proprio quando il piano stava per andare a buon fine aveva dovuto rinunciare, con grandissimo dispiacere, per l'improvviso aggravarsi del le sue condizioni di salute. Con papa Ratzinger era riuscita comunque ad avere un contatto epistolare: dopo l'insediamento, gli aveva scritto una lettera, affidandola a padre Paolo Atzei, allora arcievescovo di Sassari. «Il pontefice aveva risposto attraversi il suo segretario con parole toccanti - raccontò Susanna - donandomi anche un bellissimo rosario che ho appeso sopra il mio letto insieme alla lettera». I funerali si svolgeranno og