Nato a scuola il fenomeno Slovenia Ginnastica e tradizione: così un Paese di 2 milioni di abitanti è campione d'Europa di Raffaele Baldini » TRIESTE_____________________ La vittoria della Slovenia al campionato Europeo 2017 ha un'eco più rumorosa in una terrà di confine come Trieste. La nazione di 2 milioni di abitanti mette in riga cestistica-mente il continente, spogliandolo di alibi quali fisicità geneticamente superiori (vedi Serbia), naturalizzazioni facili (vedi Grecia) o l'incrocio di razze sotto la bandiera francese. La Slovenia è un Paesino dannatamente normale, se non fosse che il rapporto giocatori di basket/abitanti è clamoroso. La più forte nazionale di sempre all'ombra del Triglav, quella del 2007 dei vari Lako-vic, Dragic, Nesterovic, Smo-dis, Slokar, D. Lorbek, Vidmar, E. Lorbek, fermatasi in semifinale con la Serbia, dopo aver avuto la palla per vincere nei regolamentari (con un canestro clamoroso di Teodosic per l'overtime), ha lasciato al duo veterano Dragic -Vidmar il compito di fare da fondamenta per un new deal vincente. Come? Gettando nella mischia giovani inUaprendenti quali Nikolic, Prepelic, Muric, Blazic capitanati dall'argento vivo di un fenomeno vero quale Luka Doncic, classe '99... Non è mai stato un problema nella filosofia balcanica quello di lanciare i giovani, credendoci, è bastato farlo con la lucida regia di un allenatore serbo come Igor Kokoskov e tutto è sembrato facile. Un percorso immacolato all'Europeo, spazzando via i campioni in carica della Spagna. Uno che ci può far capire dove nascono le radici di questa realtà vincente è sicuramente Sergio Tavcar, esperto numero uno della pallacanestro Balcanica e capace di spiazzare subito facendo nella disamina: «Sfatiamo un luogo comune che si sta materializzando dietro il successo sloveno: non c'è un sistema ben calibrato dietro la nazionale allenata da Kokoskov. Il substtato cestisti-co è abbastanza povero, ma ci sono due valori che creano virtù: la tradizione, retaggio dei tempi della Jugoslavia unita, e l'educazione fisica (in tutti gli sport, ndr) praticata nelle scuole. Poi due fattori-chiave contingenti: la volontà di Dragic di essere allenato da Kokoskov nell'ultimo anno di presenza con la nazionale (o forse no?) e il dono divino chiamato Luka Doncic. Spesso si diceva che la terra balcanica producesse tanti attori protagonisti, ma difficili da far coesistere». Merito quindi anche al timo- niere? «Sicuramente la gestione di Igor Kokoskov è stata eccellente. Quello che la Slovenia ha gettato alle ortiche in anni e anni di inopinate sconfìtte, l'allenatore e questo gruppo hanno trasformato in lezione. La volontà di non passale per ulteriori insuccessi ha reso la Slovenia una squadra con attributi immensi. Con Dragic e Doncic fuori dai giochi per infortunio, sono riusciti a trovare in Prepelic e Vidmar il surrogato vincente, in un contesto di squadra coesa». Quindi la realtà, più che il progetto sloveno, è importabile in Italia? «Non mi direte che a livello fisico l'Italia, ma anche il vicino Friuli o Veneto, non siano capaci di produrre giocatori della taglia di Vidmar. Semplicemente bisogna attuare un profondo riassestamento nel connubio sport/scuola, dando la possibilità ai ragazzini di crescere atleticamente secondo la polivalenza disciplinare. In Italia continuiamo a produrre cestisti mediocri a livello fisico. In ultima battuta l'insegnamento del gioco della palla al cesto (in tenera età), che deve necessariamente passare attraverso le migliori competenze in circolazione, non da dopolavoristi che arrotondano le paghe». La squadra con la