IL RETROSCENA Betti e i (tanti) dolori di un ds «Non ce la faccio più. Good luck» Quando Pierfrance-sco Betti, e siamo al primo pomeriggio di venerdì, parte per Lugano ha già deciso di dimettersi. E lo confermano alcune confidenze fatte agli amici più cari già dalla seraprima. «Nonglielafac-cio più, vado a dirglielo». E così succede, al bando le esitazioni. L'incontro tra il dimissionario direttore sportivo della Pallacanestro Cantù e la presidente Irina Gerasimenko si svolge negli uffici ticinesi della holding di famiglia. Anche la numero uno biancoblù un po' se lo sente. Perché ha già registrato, nell'ultimo periodo, i malumori del dirigente e perché la richiesta di trovarsi al più presto è piuttosto anomala. E soprattutto va oltre le normali comuni- cazioni di servizio tra proprietà e dipendenti. Betti all'appuntamento ci arriva sfibrato. La decisione di andarsene parte dalontano, malasitua-zione precipita nelle ultime settimane, dal ritiro di Chiavenna in poi. E lui il "front man" di tutti i casi di casa Cantù. Deve gestire l'arrivo, in ritardo di Kiril Bol-shakov, e annunciare alla squadra la nomina a capo allenatore, dopo una settimana di lavoro di Marco Sodini. Deve rispondere alle prime uscite social degli scontenti e alle richieste, tutti i giorni, per appartamenti (che non ci sono) e auto (che non arrivano). Situazioni, è vero, che fanno parte del suo ruolo, e nessuno lo mette in dubbio (neppure lui), ma che in questo scampolo di stagione in Brianza rappresentano un problema molto più importante dei normali problemi in altre sedi. Irina ascolta Betti, prova a dissuaderlo, poi chiama il marito Dmitry, In viva voce parte l'ultimo tentativo di conciliazione, ma il ds non molla. «Good luck («buona fortuna»)», dice Betti. E lascia tutti i mazzi di chiavi in suo possesso. Poi si mette in strada. Verso Giulianova («stasera dormirò in un divano vista mare e al domani ci penseremo domani), molto immerso nei suoi pensieri e tanto al telefono con tutti quelli - amici intimi o no - che vogliono sentirlo per capire cosa sia successo e perché si sia arrivati a una situazione tanto grave. C'è un grazie per tutti. Due genitori e una città (eterna) che aspettano.