Bologna e la 'tripla' della fede il commento di ANGELO COSTA \ E' UN FATTO, non una semplice impressione: Bologna è una delle capitali dello sport. Del basket in particolare, ma non solo: poter contare su una popolazione di 24 mila fedelissimi la tiene nella ristretta élite di metropoli che spedisce più spettatori negli impianti. Che qui il pubblico degli abbonati non solo tenga, ma addirittura sia in aumento, spiega abbastanza: di come la città Viva' gli avvenimenti. Su BasketCity inutile ripetersi: chi la dava per dispersa solo perché all'età dell'oro di Virtus e Fortirudo è seguita la Grande Depressione, non si era reso conto che a tenere in piedi un'etichetta è stata proprio la gente. Ne ha avuta la V nera anche in stagioni non felicissime, culminate con l'inedita retrocessione in A2, ne ha avuta e anche parecchia la Effe che neppure in quarta serie è stata abbandonata dal suo popolo. Avere adesso un doppio PalaDozza da diecimila abbonati in tutto, roba da far invidia persino alla Milano europea, è la conferma di un teorema facile: sei la città del basket perché la gente ama questo sport, non perché vinci. DI TEOREMI, ne vale uno anche per il calcio: non basta che la squadra funzioni, più o meno bene come questa, ma serve anche il nome di cartello. L'ha avuto il Bologna negli anni in cui il botto, prima che sul campo, l'ha fatto al botteghino: con Roby Baggio, vent'anni fa, più di tutti. Aspettando che se ne trovi un altro, come la Virtus con Alessandro Gentile e ancor prima la Fortirudo richiamando Mancinelli, può rallegrare un dato, comune a tutti e tre i club cittadini: tra quelli che staccano la tessera in estate, sono in crescita i giovani. Evidentemente attratti dall'idea di vedere da vicino ciò che ormai è raggiungibile con ogni tipo di mezz