Bariviera ci prova «D derby è il derby ma io dico Cantù» Basket II grande "Barabba", doppio ex, legge la sfida «I canturini sono squadra costruita meglio e compatta Milano invece è un cantiere e non ha una fisionomia» ALBERTO GAFFURI CANTÙ Nella sua vita sportiva ha vestito entrambi le maglie. ACantù, trale tante, ha vinto la Coppa Campioni per due volte e pure l'Intercontinentale; a Milano, oltre ai tre scudetti (uno solo quello canturino) é arrivata una Korac ad ampliare un bottino personale che contempla anche il successo in quattro edizioni della Coppa delle Coppe (due a testa), una Coppa Italia e due bronzi europei in nazionale. Renzo Bariviera, ala tra le più forti del campionato italiano a cavallo degli anni 70 e 80, parla a ruota libera di un derby, quello in programma tra Cantù e Milano domenica ad Assago, che per lui ha un sapore davvero particolare. «Il derby - esordisce - è sempre il derby. La rivalità sportiva tra Cantù e Milano c'è da sempre e, anche se negli ultimi anni la tensione si è senza dubbio allentata, sono convinto che a Milano non abbiano ancora digerito la finale di Grenoble». Era il 24 marzo 1983 e l'allora Cantù vinse 69-68 sui "cugini" milanesi la sua seconda Coppa Campioni consecutiva. Una pallacanestro d'altri tempi, senza dubbio, nella quale «due città a meno di 50 chilometri l'una dall'altra potevano giocarsi il più importante trofeo europeo». «Un passato di grandi lotte» Il passato delle due compagini profuma di nomi gloriosi. «Il nostro era un basket fisico. Ci si rispettava in campo, si giocava ad altissimi livelli e la gente si appassionava davvero al destino delle squadre. La lotta era in campo, ma anche fuori. Pensate a personalità come D'Antoni e Peterson da una parte e Marzo-rati e Bianchini dall'altra. Prima e dopo le partite c'erano scontri sui giornali mica da ridere, che infiammavano le persone e tenevano alta l'attenzione». A distanza di qualche decennio il mondo del basket è nettamente cambiato. «Ciò non toglie che a Milano si preferisca perdere contro Avellino, per esempio, che non contro Cantù. La rivalità c'è ancora e, se proprio si può scegliere contro chi perdere, meglio evitare la sconfitta in un derby», continua. Al Forum, domenica, le due squadre arrivano con umori dif-ferenti. «A mio giudizio Cantù è una squadra costruita meglio, che si è compattata anche per effetto dei problemi societari e, dunque, ha trovato una sua dimensione. Milano, invece, è un cantiere. Non ha una fisionomia sua e, benché siano passati ormai tre mesi, i giocatori non hanno trovato il giusto amalgama. La squadra, insomma, alterna belle prestazioni ad altre meno efficaci. Gioca a sprazzi». Da qualche tempo, Bariviera è rientrato in Brianza. Merito di Antonio Munafò, che l'ha coinvolto nel suo Progetto Giovani. «Da quando ho smesso di giocare mi sono spesso occupato di ricercare risorse per il basket. Munafò mi ha proposto il suo Progetto e, nonostante non sia un momento facile, ci stiamo provando». «Qui la gente mi ferma» Ciò ha significato «ritornare a Cantù», dove l'ex ala veneta alloggia in settimana nel "college" dei ragazzi della sua squadra. «Tornare qui mi ha rivitalizzato. È una bella emozione rientrare a Cantù e vedere che ancora la gente ti ferma e, magari, ti chiede di fare un selfie. ACantù il contatto con la gente è diretto e questo nello sport conta molto». In chiusura, un pronostico secco: «Per mevincerà Cantù», sorride. ¦ «La rivalità? Ce da sempre E non hanno ancora digerito il ko di Grenoble» I Ora collabora con il progetto Pgc