BASKET VUELLE NON MOLLARE MAI LA VOLONTÀ' DI SQUADRA NON PUÒ' ESSERE VANIFICATA SEMPRE NEI FINALI TIRATI Il mea culpa di Little: «Ho sbagliato due volte» Dopo la vittoria «Prima il passaggio a Omogbo e poi sull'ultimo tiro libero» la possibilità di trascinare il match ai supplementari. Little spiega così il seguito: «Mentre sul tiro libero finale non ero sicuro della scelta da fare, perché stavo pensando - racconta - ancora all'errore commesso in precedenza: non mi sono girato verso la panchina e quindi non ho potuto vedere coach Leka che mi indicava di sbagliarlo. Ho agito d'istinto e l'istinto mi diceva di cercare di buttarla dentro». UNA confessione, quella resa in sala stampa da Mario Little, che racconta molto di questa squadra, adorabile per il modo in cui combatte, per l'ardore che ci mette e Il giocatore più esperto «Ho agito d'istinto nel primo e nel secondo caso. Per fortuna non ho fatto troppi danni» che 'passa' alla gente sugli spalti, ma terribilmente ingenua. Se l'uomo più esperto del gruppo, che ha 30 anni e tanti campionati alle spalle, aspetta indicazioni dagli arbitri o dal coach per sapere qual è la cosa migliore da fare, figuriamoci gli altri. Così, molte delle partite perse in questo girone d'andata lo sono state proprio per questo: perché fondamentalmente è un gruppo che gioca d'istinto, senza ragionare troppo. PUÒ andar bene all'impatto essere spavaldi. Ma a volte, specie nei 1 >r J papalini.. LI ù Vs.ai.fcr DUBB Mario Little con Ceron dopo gli errori da quasi patatrac ¦ Pesaro «E' COLPA mia quello che è successo sul finale: sono abituato a sentirmi dire dall'arbitro dove rimettere la palla, ma questa volta non l'hanno fatto. L'ho passata ad Omogbo senza pensarci - racconta Mario Little - e solo dopo mi sono accorto dell'errore». NON È IL SOLO errore compiuto nel finale da quello che dovrebbe essere il giocatore più esperto della Victoria Libertas, mentre l'intero palasport passava da mettersi le mani nei capelli ad un riso anche nervoso, visto che la partita è rimasta aperta fino all'ultimo secondo. Con Sassari che ha avuto finali punto a punto, il basket è come una partita a scacchi, bisogna saper rispondere alla mossa dell'avversario. Perciò, una volta concessa a Sassari la possibilità di un ultimo possesso, con 2 secondi e rotti da giocare, sarebbe stato il caso di commettere un fallo, visti i tre punti di vantaggio: invece Hatcher ha avuto la chance di portare la partita al supplementare con una tripla, altro errore imperdonabile a livello tattico. PER una volta, dunque, la buona sorte ha guardato verso Pesaro, come meritava il grande impegno messo in campo da tutti i ragazzi e come auspicava coach Spiro Le-ka, che ieri ha potuto così festeggiare con il cuor contento il suo compleanno. Anche perché, sarà difficile a metà gennaio riuscire a cambiare il dna di un gruppo che patisce un po' troppo l'emotività. UNA conferma viene dalle percentuali ai tiri liberi. Il dato complessivo della gara col Banco di Sardegna dice 20 su 30 dalla lunetta, ma andando a scandagliare l'andamento dei quattro periodi si nota che i biancorossi, quasi perfetti per tre quarti (chiusi con 12 su 15), hanno perso sicurezza nell'ultimo, collezionando un tremendo 8 su 15 che poteva costare la vittoria. Sette tiri liberi sbagliati negli ultimi 10' raccontano come la Vuelle vive i finali di partita: con il cuore in gola. Forse le possibilità di salvezza, oltre che dai possibi