Meo lascia a casa la Dinamo Dopo sei anni i biancoblù fuori dalla Final Eight, gli ultimi due posti sono di Cantù e Cremona La delusione dei giocatori della Dinamo dopo la sconfitta sul campo di Pesaro I ALLE PAGINE 28 E 29 SERIE A » DELUSIONE BIANCOBLÙ______________ "Tombola" di Thomas la Dinamo resta a casa Cantù vince con una tripla sulla sirena: niente Final Eight dopo 6 anni di Andrea Sini » INVIATO A PESARO Se ci metti del tuo per far sì che le cose vadano male, alla fine puoi star certo che la malasorte si tirerà dietro tutto. Quest'anno non ci saranno Final Eight per la Dinamo, beffata negli ultimi istanti di gioco in tre delle ultime quattro gare giocate in campionato e beffata sulla sirena anche ieri. Il girone d'andata si chiude con il nono posto a pari punti con Cantù, Bologna e Cremona, premiate dalla differenza canestri negli scontri diretti. La beffa. Dopo avere gettato via il match point-qualificazione sabato a Pesaro contro l'ultima della classe, c'era una sola combinazione sfavorevole ai sassaresi: una contemporanea vittoria di Cremona e Cantù. Cosa che si è puntualmente verificata: nel pomeriggio la squadra di Meo Sacchetti ha vinto con autorità a Capo d'Orlando, ma laverà beffa per la Dinamo è arrivata un paio d'ore più tardi a qualche centinaio di chilometri di distanza. Cantù ha infatti sbancato il campo di Brindisi grazie a una incredibile tripla da oltre 7 metri segnata a un secondo dalla sirena finale da Charles Thomas, non certo un fine tiratore dalla distanza. Sia la Dinamo che Cantù hanno giocato le rispettive partite sapendo di avere ri destino nelle proprie mani: i sassaresi hanno avuto il torto di sprecare la propria chance, i brianzoli ci hanno creduto sino alla fine. Firenze addio. Se poteva andare tutto male, insomma, per il Banco di Sardegna è andato tutto malissimo. E così i biancoblù guarderanno alla tivù la fase finale della Coppa Italia (a Firenze dal 15 al 18 febbraio) per la prima volta dopo 6 partecipazioni consecutive, culminate con due vittorie - nel 2014 e nel 2015 - e una finalissima persa negli ultimi istanti lo scorso anno contro Milano sul campo di Rimini. Disastro biancoblù. Per il club guidato da Stefano Sardara si tratta del primo obiettivo buca- to completamente dal momento della promozione in serie A a oggi: dal 2010 in poi, infatti, la Dinamo ha fatto filotto per quanto riguarda la partecipazione ai playoff (sette stagioni, sette partecipazioni) e, come detto, negli ultimi 6 anni aveva sempre staccato il biglietto per la Final Eight. A due giorni da una difficilissima partita di Champions League che potrebbe sancire l'eliminazione dalla competizione, la società si trova dunque di fronte a vari punti interrogativi. La panchina di Pasquini continua a restare blindata e si continua a lavorare per 0 futuro: in settimana è arrivato il rinnovo del contratto di Bamforth, poi si proverà a tenere Pierre, per ripartire da un gruppo di cui faranno parte anche Polonara, De-vecchi e Spissu. Il futuro è garantito, insomma, ma il presente, per quanto riguarda gli obiettivi intermedi della stagione, è estremamente deludente. OSA NON VA Al gruppo manca la "faccia cattiva" Guardate le facce, guardate la mimica facciale e il linguaggio del corpo. Se quest'anno c'è un indicatore infallibile per capire con largo anticipo come finirà una partita della Dinamo, è esattamente il volto e il modo di muoversi dei giocatori durante le partite, soprattutto nei momenti importanti. Sabato sera all'Adriatic Arena i biancoblù non hanno mai cambiato passo perché non hanno mai cambiato faccia. Mai un'arrabbiatura, mai una situazione affrontata a muso duro, mai un fallo deciso, se non "cattivo" per impedire che l'ennesima transizione della Vuelle andasse a buon fine. La "garra" mostrata nella gara contro Trento è stata dunque un eccezione? Al momento verrebbe da dire di sì. Di certo la Dinamo è una squadra che non si spaventa se va sotto, e che sembra sempre in grado di tornare in partita non appena si mette in testa di difendere in un certo modo. Ma rimanere "vivi" a volte non basta per vincere le partite, e i tanti finali punto a punto lasciati per strada lo dimostra. Dal punto di vista della personalità, la prolungata assenza di Rok Stipcevic, l'uomo caratterialmente più forte del gruppo sassarese, si sente da morire. Le sue "zingarate" alla fine di ogni periodo, la sua cattiveria agonistica e le sue fiammate improvvise a livello offensivo, sono tutti tasselli che ultimamente sono mancati. Con lo stesso Scott Bamforth, stella indiscussa della squadra, che nei finali finisce spesso per perdersi: un po' perché la sua presenza è essenziale e il suo minutaggio si dilata quasi sempre oltre i 30'; un po' perché forse non è un vero killer; un po' perché gli equilibri tra play e guardie sono un'altra questione sulla quale è necessario lavorare, (a.si.) QUARTI DI FINALE GIOVEDÌ 15 FEBBRAIO U AVELLINO Q CREMONA fj VENEZIA BRESCIA MILANO f Q TORINO BOLOGNA Q_CANTÙ M FINAL EIGHT A ^ SEMIFINALI SABAT017 FEBBRAIO FIRENZE NELSON MANDELA FORUM 15-18 FEBBRAIO FINA