L'INTERVISTA L'APPLAUSO A LAMMA «SONO ANDATO AD ASSISTERE . , _,_._____ ,_.__,, ..,.._,, _,__ ,. _._.,__ AL SUO DEBUTTO DA COACH» LA RICETTA DI RECALCATI PER IL BASKET charly potrebbe finire a torino ratte STAR In alto, da sinistra, in senso orario: Carlo Recalcati (Ciamillo); in versione Nazionale con Stefano Mancinelli (Lazzeroni); insieme con Dan Peterson (Ansa) e premiato con Ettore Messina «Più incentivi per gli italiani e torneremo alle Olimpiadi» «I divieti hanno prodotto poco, premiamo chi impiega i nostri ragazzi» CARLO RECALCATI è nato a Milano l'I 1 settembre 1945. Ha giocato a Cantù con cui ha vinto due scudetti, 3 Korac, 3 Coppa delle Coppe e un'intercontinentale. Come allenatore vanta è primo per numero di vittorie sia in campionato sia nei playoff. Ha guidato Bergamo, Cantù, Reggio Calabria, Arese, Varese, Fortitu-do Bologna, Siena, Montegranaro e Venezia. Ha vinto tre scudetti in tre città diverse: Varese (1999), Fortitudo Bologna (2000) e Siena (2004). In Nazionale ha conquistato come allenatore il bronzo agli Europei di Svezia (2003) e l'argento ai Giochi di Atene (2004). Alessandro Gallo ¦ Bologna CARLO RECALCATI, per tutti Charly, è fermo da alcuni mesi. La pensione è ancora lontana (e il suo nome proprio in queste ore viene accostato alla panchina di Torino) e l'ex et azzurro continua a seguire il basket. Recalcati, partiamo dal campionato di sene A. «Torneo interessante». Perché? «Si è creato un equilibrio in tutte le zone della classifica. Questo crea interesse. Perché i tifosi hanno tempo per gioire, abbattersi e riprendersi». Il club che l'ha impressionata? «Avellino, mi piace come gioca. Ha tante opzioni e Pino Sacripanti è stato bravissimo ad assemblare il materiale a sua disposizione». Un'altra? «Per come gioca in attacco, Cantù». Club deludenti? «No, ci sono state squadre che, magari, hanno sofferto all'inizio, come Reggio Emilia e Trento. Ma si sono riprese». Lo straniero migliore? «In assoluto Jason Rich. Era già stato in Italia, ma questi livelli e queste potenzialità non le aveva mai toccate». Passiamo aqli italiani. «Leonardo Canai all'inizio ha fatto fatica a Reggio, ma ha dimostrato di poter reggere la A. Crosariol, con i limiti di continuità, sta riproponendo la solidità vista a Pistoia. Poi cresce Portannese. E Fontecchio, che era a Cremona gioca, sta proseguendo quel percorso che stava facendo alla Virtus Bologna». Altri nomi? «Ferrerò, in una stagione problematica per Varese, è positivo. Alessandro Gen- tile deve trovare equilibrio tra il rendimento individuale, che è sempre alto, e la capacità di rendersi funzionale alla squadra. Veniva da un periodo di delusioni, non siamo macchine e questo lo scontiamo. E' stato bravo a rialzarsi». Capitolo Nazionale. Un campionato equilibrato «Avellino e Rich sono al top Poi bravi Candì, Crosariol, Ferrerò, Fontecchio, Portannese e Gentile» «Vado controcorrente e dico che il criticato calendario Fiba mi sta dando ragione. E' l'occasione, in assenza dei giocatori Nba o di quelli che fanno l'Eurole-ga, di testarne altri. Una chance per Amedeo Della Valle. Ma pure per quelli di A2. E bene fa, Sacchetti, a scandagliare il torneo». Lo aveva fatto anche lei. «La Nazionale diventava un trampolino di rilancio. Penso a Matteo Soragna, soprattutto. Ma anche a Davide Lamina, Rodolfo Rombaldoni, Fabio Di Bella. E ancora Valerio Amoroso, Luca Infante, Tommaso Rinaldi». Lei, l'ultimo et a un'Olimpiade. «Dobbiamo tornarci. Le Olimpiadi sono la vetrina per riconquistare tifosi, interesse, passione. Sacchetti lo sa». Ma Recalcati ora cosa fa? «Non ho ancora deciso. Se mi capiterà di allenare ancora, bene. Diversamente non ne faccio una malattia». Cosa ha visto dal vivo? «Bergamo-Mantova, perché volevo assistere al debutto da coach di Davide Lam-ma. Bergamo-Montegranaro perché tanti amici Sutor sono ora nella Poderosa. E domenica ero a Verona. Sono stato invitato alla giornata gialloblù». La A2 è più bella? «E' funzionale. Ci sono tanti italiani e ci sono le squadre che aspirano al top e provano a consolidare il proprio percorso prima di tentare il grande salto». E' il campionato più bello come sostiene il presidente della Fip Pe-trucci? «Su questo non sono d'accordo. Come nel discorso dei palazzetti da 5mila. Certo, se li paragoniamo a quelli dell'Eurole-ga ci sentiamo male. Ma lavorerei perché i palazzetti siano più fruibili. Per i tifosi, con spazi più ampi. E con spogliatoi moderni. Ce ne sono alcuni che sono rimasti a quando c'ero io. Ma quando ancora giocavo». Paletti sul numero degli stranieri? «Ci sono norme europeee da rispettare. Si potrebbe pensare a un taglio dei visti per gli extracomunitari, ma gli obblighi di schierare un numero minimo di italiani o di avere un tot di under non ha avuto effetto. Un conto è andare a referto e un altro è giocare. E i nostri ragazzi hanno bisogno di giocare. Queste regole non hanno fatto crescere la Nazionale». Alziamo bandiera bianca? «Questo mai. Se un sistema non funziona, se ne prende atto». E PO'? «Si cambia strada. Ero in Nazionale quando lasciai un progetto in federazione». Che tipo di progetto? «Non a paletti o a esclusioni. Ma a incentivi. Incentivi di carattere economico. Chi più fa giocare gli italiani più guadagna. In questo modo molte società riuscirebbero a pareggiare i conti. Poi chi deve affronta