Torino studia da basket city Per diventare grandi una nuova proprietà non è più utopia Forni apre alla cessione a un gruppo industriale Retroscena SEGUE DA PAGINA 39 Dire di chi è la colpa è impossibile. Di certo è chiaro chi è la vittima delle 24 ore di follia del basket torinese che hanno spinto l'allenatore Luca Banchi ad andarsene portando a una spaccatura difficilmente sanabile tra la proprietà e i tifosi. La vittima è proprio la pallacanestro cittadina che sta vivendo un momento straordinario tra Europa, campionato e Coppa Italia. Anche le indagini di mercato della Legabasket hanno mostrato come la Fiat Torino sia tra le squadre più amate non solo in Piemonte e come il suo processo sportivo e di marketing sia vincente. LUCA FERRUA Le 24 ore di follia È difficile considerare adeguati a una società che punta ai vertici del basket nazionale e internazionale episodi come quelli avvenuti domenica nel palasport varesino. Le urla di esponenti della proprietà - sentite e raccontate anche dai lombardi - che prima della gara e nell'intervallo si sarebbero lasciati andare a commenti eccessivi sulla squadra con riferimenti prima alla sconfitta di San Pietroburgo e poi a quel -11 che aveva segnato la fine del primo tempo. Parole pesanti che hanno provocato la reazione di Banchi quando gli stessi vertici a fine gara si sono presentati per i meritati complimenti. Sono volate parole pesanti e forse qualcosa in più, a quel punto solo le scuse potevano far tornare Banchi sulla panchina, ma le scuse non sono arrivate. Ne da una parte, ne dall'altra. La svolta possibile Ma il basket torinese non è tutto qui. C'è un pubblico straordinario (forse il migliore della serie A), ci sono sponsor importanti che proprio in questi giorni stanno ragionando su un rinnovo e forse su qualcosa in più viste le grandi soddisfazioni regalate dall'abbinamento. Ma la notizia trapelata ieri sera cambia totalmente lo scenario. Il presidente Forni ha autorizzato un importante procuratore del panorama sportivo nazionale a trattare la cessione della squadra. La famiglia e il basket E chiaro che non si tratta d: una fuga dal basket della famiglia Forni, straordinari mecenati della pallacanestro. Nel notaio che prima ha creato il fenomeno Biella ed ora ha portato Torino tra le grandi la passione è fortissima ed è stata trasmessa al figlio che potrebbe essere l'uomo della continuità nel board della nuova società. Ma dietro il progetto di cessione c'è un piano più ampio capace di regalare a Torino un posto tra le grandi città del basket. La squadra è solida e già così non è distante dalle altre come testimonia il quinto posto in classifica, ma i quintetti che lottano per lo scudetto hanno dietro realtà industriali in grado di garantire un apporto economico e una progettualità diverse da quelle dell'attuale proprietà. Lo straordinario successo della «domenica del basket» con Fiat e Fixi sul parquet del Palaruffini dimostra che sotto canestro Torino può ancora crescere e molto. I progetti Un passo potrebbe essere quello di fare del Palavela la casa del basket sette giorni su sette. Uno dei progetti a cui l'attuale management - uno dei più efficaci del campionato - sta già lavorando. Torino può crescere nella struttura organizzativa e nei risultati sportivi ma per migliorare servono certezze ed episodi come quelli di Varese non le costruiscono al massimo le distruggono.