TERRELL McINTYRE Il suo 10/10 da 3 punti nel derby di Bologna è rimasto nella storia del basket mondiale: Reggio lo perse quando si innamorò di lui Daniele Barili! CERTI amori non finiscono. E, si sa, fanno giri immensi per poi ritornare. Altri amori, invece, deflagrano all'improvviso. Con una violenza e una passione travolgenti. Poi, però, il rischio è che si esauriscano in poco tempo. Che si consumino in fretta. E non ritornino più. Una sorta, insomma, di bellissimo flirt estivo. Di quelli che fanno battere forte il cuore poi, alla fine della vacanze, vengono buttati alle spalle anche se resta un ricordo quasi indelebile. L'amore tra la tribù del basket reggiano e Terrell Mclntyre ha un po' quel sapore lì: bellissimo e travolgente ma troppo breve. Una passione che trovò il suo culmine in una sola partita. Quaranta minuti straordinari, indimenticabili e incredibili. Una partita che è entrata nella storia del basket mondiale. Quel pomeriggio di quasi 12 anni orsono sancì, al contempo, la nascita di un campione e il suo addio a Reggio Emilia. Perché in quel derby di Bologna contro la Virtus, in cui T-Mac infilò nel canestro 10 tiri da 3 punti su altrettanti tentativi effettuati, regalando alla Bipop una Doveva restare a Reggio Prima di quel fatidico match il procuratore ci rivelò che c'era già un nuovo accordo con la Bipop vittoria prestigiosa e una soddisfazione immensa, tutti i tifosi bianco-rossi capirono di avere ammirato un fuoriclasse con la maglia della propria squadra. E, al contempo, compresero di averlo perso. L'amore era esploso in modo violento ma nessuno si illudeva che sarebbe durato a lungo. ANDIAMO però con ordine, riavvolgiamo i ricordi e ripartiamo da capo. Dall'estate 2005 quando Mclntyre arrivò a Reggio. Si sapeva che il giocatore era di buon livello e che aveva un talento sopraffino. Ma sulla sua tenuta ai massimi livelli c'erano alcuni dubbi. Perché T-Mac non era proprio un corazziere (diciamo che faticava a raggiungere i 175 cm d'altezza, per intenderci...) e perché le sue prime esperienze europee, vissute tra Francia e Germania, malgrado i tanti punti segnati, non erano state fortunatissime. A portarlo in Italia fu la Carife Ferrara nel 2003: Terrell dimostrò buone doti chiudendo con 17,8 punti a partita che valsero la semifinale dei playoff agli estensi. Ma i primi, veri, squilli di tromba arrivarono l'anno successivo a Capo d'Orlando. Quando Mclntyre prese per mano la compagine siciliana portandola trionfalmente in serie A con cifre da assoluto protagonista (18,7 punti e 4,7 assist a partita). Reggio Emilia fu brava, in quel momento, a puntare subito su di lui. Anticipò tutte le squadre che lo volevano e lo convinse a salutare la Sicilia e a planare in via Emilia. Tra l'altro, all'epoca, il direttore sportivo dell'Orlandina era l'ex capitano biancorosso Diego Pastori il quale, poche ore dopo Pannuncio dell'ingaggio di Mclntyre da parte della Bipop ci disse, senza tanti giri di parole: «Tranquillo, avete preso un fenomeno...». IN REALTÀ l'inizio di stagione non fu semplicissimo. Il play della North Carolina faceva fatica, soffriva un po' la fisicità delle difese avversarie, non riusciva ad essere così incisivo come tutti si aspettavano. Ci vollero un paio di mesi perché cominciasse a scaricare i cavalli del suo motore sui parquet di serie A. Ma, a poco a poco, diventò quel killer silenzioso che in tanti, a Reggio, aspettavano. Al punto che il club biancorosso intavolò le trattative per arrivare ad un accordo pluriennale con lui. Proprio in quel fatidico 22 aprile 2006 entrando al palasport di Casa-lecchio, prima del derby con la Virtus, incrociammo il suo procuratore. Il quale ci rivelò che l'accordo con la società era fatto: la differen- Le parole profetiche di Pastori L'ex capitano biancorosso lo aveva avuto a Capo d'Orlando e ci disse: «Avete preso un fenomeno» za tra domanda e offerta era ormai di 10-15.000 dollari. «A breve firmiamo» ci disse senza dubbi. Due ore dopo, però, tutte quelle parole non avrebbero avuto più senso. Perché quando si accesero le luci, Mclntyre cominciò uno show che ancor oggi ricordiamo alla perfezione. Come se fosse successo ieri. Dall'alto della tribuna stampa vedevamo questo folletto nero che tirava da ogni posizione e faceva sempre canestro. Una, due, tre, cinque, dieci volte: osni tiro un canestro. Con un collega bolognese, alle nostre spalle, che, incredulo, continuava a ripetere: «Non sbaglia mai, non sbaglia mai...». Alla fine di quelle due ore il tabellino del play biancorosso recitava così: 41 punti, 10/10 da 3 punti e 6 assist. Nessun altro giocatore professionista era mai riuscito a fare qualcosa del genere nella storia del basket mondiale. Per di più la partita era trasmessa in diretta Tv e il suo straordinario record venne ulterior- mente amplificato. Reggio, che vinse 99-94 aveva trovato un campione e, nello stesso momento, lo aveva perso. Tutti i tentativi di rinnovargli il contratto, a quel punto, sfumarono. E pochi mesi dopo T-Mac finì a Siena iniziando con il club toscano un lungo dominio in cui vinse quasi tutto quello che s