BASKET Dinamo in crisi Il mea culpa di Pasquini Fuori da Final eight ed Europa, il Banco è in crisi. Pasquini fatica a dare la sveglia al gruppo. Federico Pasquini BASKET » SASSARI SULL'ORLO DELLA CRISI La Dinamo ora teme anche la sua ombra Giocatori impauriti e incapaci di reagire, coach in difficoltà nel dare la sveglia al gruppo. E la società si interroga di Andrea Sini » INVIATO A MONTECARLO___________ Il vento della Costa Azzurra rovescia tavolini, abbatte alberi sui viali del Principato di Monaco e spazza via certezze costruite con fatica e pazienza. La trasferta di Montecarlo fa arretrare la Dinamo e la spedisce violentemente indietro di diversi mesi. Tra infortuni, amnesie e passi falsi "non provocati", come si dice nel tennis, nel giro di una settimana, da Murcia a Pesaro, sino a Monaco, i sassaresi si sono giocati due degli obiettivi principali della stagione (Final Eight e Champions) ma oltre a questo, o forse proprio per questo, danno la sensazione di esserci completamente smarriti. Il promontorio della paura. Deboli mentalmente, scarichi, incapaci di reagire. Con tutto il girone di ritorno della serie A da giocare, un infortunato di peso da recuperare (Stipcevic) e un nuovo straniero da inserire nel ro-ster, la Dinamo si ritrova a inter- rogarsi su un presente fatto di cuore che non batte e sangue che non circola. Per quanto riguarda la partita di Montecarlo, Li risultato in sé va misurato con il giusto metro: Monaco, che pure era priva di Robinson e Sy, sta dominando sia il campionato francese che la Champions Lea-gue, dove sin qui ha vinto tutte le 11 gare disputate e nelle gare giocate in casa ha riservato a tutti lo stesso trattamento, vincendo con scarti enormi, sempre ben oltre i 20 punti. Nessuno, in tutta la competizione, sta dominando in maniera così netta. Ma il problema principale della Dinamo non è il -32. Quello che più salta agli occhi è la debolezza mentale sia a livello di singoli che di gruppo. Quando tutti i tasselli sono messi nel posto giusto, ogni elemento rende al meglio e contribuisce a tenere alto il livello di una squadra che non è affatto da buttare. Ma non appena qualcosa gira storto, la paura e lo scoramento vengono fuori in maniera devastante. È capitato doDO l'infortunio e Sdìssu e do- po le due palle perse che hanno avviato il break dei monegaschi. Paralizzati dalla paura, i volti lividi, i biancoblù hanno fatto la faccia di quelli che "è capitato di nuovo, non ci rialzeremo più". I passi indietro. L'aspetto sorprendente di questa faccenda è che in tutte le partite giocate nello spicchio di stagione ricadente nel 2017, la Dinamo aveva fatto esattamente il contrario: a parte la disgraziata gara interna con Capo d'Orlando (che aveva comunque provocato una reazione, con 7 vittorie consecutive), in campo i biancoblù avevano sempre avuto una notevole lucidità, giocando alla pari con tutti e rientrando in parecchi casi in partita con grande autorevolezza dopo avere incassato un break, anche consistente. Le colpe di Pasquini. Il terzo quarto di Montecarlo è stato quanto di peggio la Dinamo potesse offrire a livello caratteriale, molto peggio dei 5' finali del secondo quarto, nel quale era arrivata una legnata da 18-0. Perché in Quest'ultimo caso il break mo- negasco è arrivato all'improvviso e per i biancoblù la luce si è spenta dopo 15' giocati alla pari. Il disastro vero, invece, è arrivato dopo l'intervallo, dopo cioè che la squadra aveva avuto tempo di rifiatare, riordinare le idee e pianificare le strategie per tornare in partita. Jones e compagni, travolti dalla marea mone- gasca, si sono mostrati incapaci anche di commettere qualche fallo terminale, giusto per mandare un segnale di vitalità agli avversari e a loro stessi. «Ci manca un clic per riaccenderci, e se non abbiamo una certa cattiveria mi assumo le mie responsabilità», ha detto a caldo Pasquini. La cui responsabilità maggiore, in que- sto momento, è quella di non riuscire ad attaccare la corrente. Se il taglio di Randolph dovrebbe rappresentare, almeno sulla carta, un avviso chiaro anche per tutti gli altri giocatori, ora la sterzata la deve dare proprio il coach. 0, in ultima analisi la società, mettendo in discussione la guida tecnica. In questo momentosiamo deboli dal punto di vista mentale Ci manca la cattiveria e di questo mi assumo la r