Anche la malattia può essere una sfida Intervista a Simone Riecioni, ex giocatore di basket e regista di "Tiro libero" I giocatore Simone Riecioni fra Carlton Myers e Carlo Recalcati UN INVITO inaspettato della nostra insegnante di lettere ci ha fatto ritrovare un lunedì sera al cinema a vedere il film "Tiro libero"-interpretato dall'attore Simone Riecioni, ex giocatore di basket del Montegranaro - uscito a settembre nelle sale cinematografiche. Il film racconta la vita di Dario, un giovane cestista che, arrivato alla fama e al successo, si ammala di SLA, deve abbandonare il basket e contemporaneamente si ritrova ad allenare una squadra di bambini disabili per una pena inflittagli. Questa esperienza lo cambia, gli insegna che ciò che prima appariva costrizione, ora si è trasformato in un momento di crescita personale. Ha capito che i soldi e la fama non ti rendono felice, ma ciò che di bello la vita ti può offrire è aiutare se stessi e gli altri. Lo abbiamo Iintervistato. Perché hai scelto questa storia? «E tratta da una storia vera, un mio caro amico si è ammalato di sclerosi multipla e da quel giorno ha iniziato a rinnegare tutto, la sua famiglia, la sua fidanzata. Ho scelto di produrre questa storia perche volevo far vedere chi sono i veri vincenti nella vita». Ma i bambini sulla carrozzina erano veramente disabili? Se si, perché hai scelto proprio loro? «Tre di loro sono disabili e due invece sono attori. Li ho scelti perchè mi sembrava giusto poter far fare un'esperienza a quei ragazzi che nella vita reale giocano davvero a basket in carrozzina». Come ti sei sentito quando hai recitato con dei ragazzi disabili? «All'inizio ero teso ma poi si è creata una chimica eccezionale». Che significato trasmette questo film? Quali sono i valori che volevi mettere hi luce? E a te, cosa ha insegnato? «Condivisione, amore, gioia e amicizia. A me ha insegnato che la vita è un dono e non bisogna mai sprecarla». Non avete pensato al fatto che il dialogo che tu fai con Gesù potesse allontanare un certo tipo di pubblico? «Assolutamente no, anzi credo possa essere qualcosa di nuovo». Come mai dallo sport ti sei indirizzato alla recitazione? «Perchè la vita ti pone davanti a delle scelte e ho capito che la mia strada era la recitazione, ma il basket mi manca tantissimo». Se tu potessi scegliere di recitare un altro ruolo, chi vorresti interpretare? «Mi piacerebbe fare qualcosa che si scosti da ciò che sono io». Se fossi di aspetto sgradevole o con problemi fisici, avresti coraggio di reagire - anche facendo sport- e di farti rispettare? «Sarei presuntuoso a rispondere, fino a quando non ti trovi in determinate situazioni non puoi sapere come reagiresti. Non ho davvero idea di come reagirei». E' seguito un dibattito in classe: la vita non va sprecata e bisogna affrontare le sfide senza arrendersi; la disabilità e l