Basket La Nazionale azzurra si mette nelle mani di Panichi ¦ Pesaro PIÙ D110 ANNI in serie A con le maglie di Pesaro, Rimini, Varese, Forlì e Bologna. Poi l'attività di preparatore fisico, iniziata dalle giovanili della Vitelle, fino ad arrivare alla Nazionale maschile e femminile. Matteo Panichi (nella foto con Belinelli) ha dedicato la sua vita al basket e ora, da responsabile unico, si prepara a partire per il raduno dell'ItalBasket in programma dal 22 al 26 maggio a Roma. Quando hai deciso di smettere di giocare per dedicarti al tuo attuale lavoro? «La parte della preparazione fìsica mi è sempre interessata, a fine carriera ho pensato di avvicinarmi a casa e scendere di categoria per poter intraprendere gli studi. È stata molto dura, ma alla fine è una bella fatica». Il tuo passato ti ha aiutato ad intraprendere la strada di preparatore? «È stato un valore aggiunto sotto molti aspetti: si conoscono meglio le dinamiche degli spogliatoi, gli stati d'animo dei giocatori dopo ogni partita oppure la frustrazione che si prova a causa degli infortuni, sono tutte cose che non si imparano sui libri, anche se non possono sostituire le competenze che si acquisiscono studiando». Com'è cambiato il basket negli ultimi 20 anni? «Si è evolutovmolto, sia per intensità che rapidità ma anche tecnica. È per questo motivo che un preparatore fisico deve stare dietro a questi cambiamenti, curando tutti i dettagli e cercando di preparare i soggetti a tutte le sollecitazioni che il campo può dare». Trovi differenze tra basket femminile e maschile? «Non ci sono differenze di sesso. Il mio ruolo è adattarmi alle varie individualità, farmi carico delle condizioni degli atleti e delle loro problematiche, indipendentemente dal fatto che siano uomini, donne oppure giovanissimi». Ora partirai per il raduno della Nazionale... «Sì, e cade in un periodo particolare, perché molti atleti sono ancora impegnati nei campionati. Infatti non ci saranno pesaresi perché Cinciarini e Hackett stanno giocando i playoff nei loro campionati. In compenso troverò un anconetano: Achille Polonara. Quello di Roma è un raduno sperimentale, fatto per testare la condizione dei giocatori che sono già in vacanza». Cosa si prova a vestire la maglia azzurra? «Da giocatore mi era capitato di vestire la maglia dell'Under 22, l'emozione non cambia. Ogni volta che senti l'inno si prova una sensazione indescrivibile. Sono consapevole che ho una grande fortuna, ed anche una grande responsabilità, perché in quel momento non rappresenti solo te stesso, ma una nazione intera». Qualche settimana fa sei stato in Texas, ospite di Messina: che esperienza è stata? «Essere a contatto con lo staff dei San Antonio Spurs è stata un'esperienza incredibile. Ettore Messina è stato molto accogliente: nonostante fossero in un momento delicato della loro stagione, si giocavano l'accesso ai play off, ci hanno aperto tutte le porte. Abbiamo avuto la possibilità di immergerci nel loro mondo e ve