L'OPINIONE Contrebombaroli è saltata la fortezza di GIANCARLO PIGIONATTI Fortezze che cadono. Una di queste era considerata Masnago pur con sole tre gare da "disco rosso " per gli avversari, ragion per la quale I bookmakers avevano fatto prevalere il fattore campo dando, seppur attraverso uno stretto rapporto di quote, favorita Varese. Che, nell'atto di spuntarla sulla temutissima Avellino, s'è però rovinata con due palle perse e un errore al tiro, complice soprattutto Moore, mancato risolutore come invece lo era stato contro Brescia. Un bel match ci si attendeva, un bel match è stato, soprattutto nelle previsioni di un godibile e tecnico "testa a testa" tra la difesa biancorossa, idealmente coraggiosa ed energica sul proprio caro "terreno", e l'artiglieria spianata dai singoli della Sidigas. Caja, nel dopogara, era giù - per due punti preziosi non inanellati in casa - ma non troppo per la prova dei suoi uomini al cospetto di una formazione dal potenziale, chiaramente, superiore. Già, alcuni di loro sono da Eurolega e non importa se, per esempio, il celebrato Caleb Green non sia pervenuto bastando dalla lunga distanza le grandinate di Cole (4/6) e Ni-chols (4/5). Emulati, spavaldamente, da D'Ercole (3/4) non nuovo in queste sventagliate. Ecco il conto (33 punti in tre su quindici tiri) che Varese, alla distanza ha pagato caro soprattutto per non aver saputo contrapporre segnature incidenti attraverso tre suoi importanti effettivi come lo sonoArchìe, Avramovic e Scrubb. I quali, dalla fatidica linea dei tre punti, hanno chiuso con9complessiviin 16 tentativi. Roba da Orazì e Curìazi. È vero, ipalloni sfuggiti dì mano hanno fatto recriminare il tecnico, ancorché Avellino ne ha persi due in più nel totale. In realtà a cubare sul risultato, si diceva, sono state le frecce dall'arco al di là di altre pertinenti disquisizioni. Possiamo convenire con qualche elogio per Scrubb che mai si nasconde per rendersi utile ed è talvolta trascinante, ma Thomas non sarà mai un bomber dì razza qual era, almeno qui, Okoye: il paragone vien spontaneo, pur sembrando odioso, ancorché inutile come l'acqua passata che non macina più, ma esso può farci comprendere un limite offensivo dell'attuale Openjobmetis. Nemmeno si può pretendere che faccia tutto Avramovic mancandogli di scopare il parquet del palasport. Vero è però che il giovane serbo, un "sorvegliato speciale" da parte degli avversari rispetto alla scorsa stagione, perda a tratti quel suo furioso feeling con il tiro con conseguenze vistose come il suo 1/6 dalla lunga distanza. Il collettivo è fondamentale, se non trova una sua coesione gli stessi giocatori di talento diventano lussi superflui ma, al contrario, se esso ha una sua solida impronta non può fare tuttavia ameno - per certi obiettivi - di singoli con punti sicuri o decisivi nelle mani. Un esempio fresco viene da Trento, dimessa sino a sabato sera quando, dopo aver ritrovato Craaft, ha piegato Brescia all'ultimo respiro, guarda caso, proprio con il play americano, prima perso ed ora ritrovato. Stavolta a meritarsi la ribalta è chi, per anni, ha sempre fatto la gavetta nell'umiltà di servizio persino silenzioso: ci riferiamo a Natali il cui rendimento è andato ben oltre la sua proverbiale grinta (foto Blitz) e il suo immenso cuore ma, soprattutto, è risultato tecnicamente considerevole, basti pensare ai suoi 10 punti in 11 minuti, da panchinaro, rispetto ai 6 in 30 di un uomo da quintetto base come Scrubb. Probabilmente, nella circostanza, Nicola avrebbe meritato qualche minuto in più. Il prossimo turno, a Cremona, preannuncia sofferenze e fatiche, dopo q