C'è ancora una Cantù che emoziona L'evento. Emozioni e commozione ma anche tanti sorrisi per la serata dei derby con Milano dedicata a Lienhard Recalcati: «Ha insegnato a tutti noi come vivere bene». Il saluto da oltreoceano dei grandi rivali Kenney e Jura Il commosso saluto di Angela Lienhard ai tanti amici che hanno voluto partecipare all'evento dedicato al grande Bob fotoservizio b jtti SALACOSVIGKI Uff " ¦"'">* "¦""/»"¦ Solo alcune delle magliette storiche lunedì in esposizione Recalcati e la sua maglia La maglia di Bob Lienhard ALESSANDRO CAMAGNI CANTÙ C'erano davvero tutti per ricordare Bob. Una sala gremita di canturini, ex giocatori e avversari, che non hanno voluto mancare all'evento organizzato dai compagni di Lienhard, dall'associazione benemeriti canturini e dal museo del basket di Milano. "Cantù - Milano in ricordo di Bob Lienhard" è stata una serata magica, ricca di ricordi e grande scarica di adrenalina. Un ricordo per un giocatore, ma soprattutto un uomo che ha lasciato il segno a Cantù in Brianza, fino a diventarne parte indissolubile. «Ha insegnato a tutti noi come vivere bene tutti gli aspetti della vita - ha ricorda- to commosso Charlie Recalcati - anche quando la malattia si fece più grave, un grande uomo che ha saputo trarre sempre il meglio dall'esistenza, una grande persona e un grande insegnante». L'intervista in video Da qui, un excursus storico su quegli anni, con un video inedito proprio di Bob, mentre raccontava il suo basket e la sua Cantù: «Qui sto bene - diceva due anni fa a Dino Merio, l'altra sera autentico mattatore nel ruolo di presentatore -, è casa mia, giocavamo duro in quegli anni, ma eravamo corretti. La cosa più bella erano le trasferte, non come ora, che è tutto organizzato. Io e De Simone andavamo in macchina, e ci fermavamo a chiedere informazioni ai passanti, altro che navigatore, che bei tempi, quanto ci siamo divertiti». Era arrivato nel 1970, per un training camp col Sim-menthal Milano, che lo giudicò inadatto al suo gioco e scese Kenney. Un'amichevole con Cantù però lo fece notare da Arnaldo Taurisano, era il tipo di lungo che sei-viva alla Forst. Uno dei pilastri dello scudetto del 1975. «Bob era semplicemente unico - ha detto Roberto Allievi - ma tutto il gruppo di quegli anni era fantastico, tanti trofei che nacquero proprio dal gruppo e dallo spirito di squadra». Riva: «Parlava in dialetto» Tempi diversi, forse, dove gli americani imparavano l'italiano e alcuni, come Bob, anche il dialetto: «Io arrivai a Cantù che lui già si era ritirato - ha ricordato Antonello Riva - ma quando lo beccavo al College ci salutava sempre in dialetto, mi colpì molto questa cosa: era un canturino vero». Il ricordo commosso è arrivato anche da oltreoceano: due avversari fortissimi, Art Kenney e Chuck Jura, hanno infatti salutato i presenti con un video e ricordato Bob: «Appena arrivato in Italia andammo a mangiare assieme - ha ricordato Jura - lui beveva il vino, io la Coca Cola. Mi fece capire subito cosa voleva dire essere italiani». Un ricordo non solo dei suoi avversari, ma anche dei suoi amici, che si fece al di fuori del parquet: «Era un uomo molto pratico e curioso - ha detto Sandro Pifferi - io avevo un'officina e lui veniva da me a imparare, suo padre era meccanico e voleva cimentarsi an- che lui». Serata a scopo benefico, come avrebbe voluto Bob, per un'associazione con la quale lui stesso si era speso in prima persona, la Soglia. Sono state messe in vendita infatti delle magliette celebrative della serata e un libricino con i ricordi dei suoi ex compagni e avversari: «Bob era una persona così, speciale e ricca d'animo, ci sembrava giusto ricordarlo anche con un'iniziativa benefica», ha sottolineato Marzo-rati. Insomma, tutti felici, anche la moglie Angela, commossa: «Vi ringrazio tutti, sono sicura che Bob, da lassù, ci starà guardando con un ghigno sorri