Vuelle Ha 17 anni, è 2.03, a Bologna ha brillato: «Avevo grandi stimoli contro gente più forte» Nicolas Alessandrini, la grande speranza Pesaro E' LA GRANDE speranza, se non altro perché uno di 2.03 non passa inosservato in un vivaio come quello pesarese, che produce solo play e guardie. Nicolas Alessandrini deve molto ai geni: «Mia mamma, che è brasiliana, è alta 1,77. Il babbo invece è 1,97 anche se non ha mai giocato a basket. Perché? Boh, il nonno l'ha mandato a lavorare presto...». Mossi i primi passi nei Bees a 6-7 anni, il primo allenatore griffato Vuelle è stato Belloni, quindi Pentucci, Calbini e ora Luminati. «Sono il più alto, per cui ogni tanto mi tocca andare anche sotto canestro a dare una mano, ma i miei coach sono in gamba e mi hanno lasciato l'autonomia per giocare da esterno: sono un 3-4 e credo che il mio futuro sia a cavallo di questi due ruoli». Diciassette anni, Nicolas frequenta la quarta al Liceo Sportivo «dove sono molto comprensivi con me, le assenze per gli eventi sportivi non me le conta- no e quando i rientri coincidono con gli allenamenti posso saltarli. Conoscono i miei sacrifici, non è uno scherzo mettersi a studiare dopo 4-5 ore passate in palestra fra giovanili e prima squadra». Alla Next Gen Cup è stato uno dei migliori: «Avevamo forti stimoli: dopo anni passati ad affrontare sempre le stesse squadre, trovarsi a dicembre a sfidare gli Under 18 di tutta Italia è stato bellissimo: avversari più forti e più fisici che ci hanno tirato fuori un grande spirito. Con l'aggiunta di Luca Conti sapevamo di potercela fare, la prima gara con Avellino era la chiave, il nostro allenatore si era raccomandato e non l'abbiamo sbagliata». Ora tornare al campionato giovanile com'è? «Dura lo stesso. Martedì abbiamo espugnato Valmontone, eravamo un po' stanchi dopo il tour de force di coppa a Bologna, ma la voglia era al top e abbiamo vinto». Ora