LA STORIA DALLASERIEAALLASERIECABUSTO IL NAZIONALE TURCO POI PASSATO ALL'ORLANDINA È DIVENTATO IL JORDAN DEI DILETTANTI PER STARE VICINO A MOGLIE (VOLLEY A1) E FIGLIO Atsur: «Caduto in basso? Lo faccio per la famiglia Mi piace e aiuto il basket» Mattia Boria ¦ Busto Arsizio (Varese) QUESTA è una storia d'amore, quello che Egin Atsur prova per la propria famiglia e per una compagna di vita, la palla a spicchi. Questo ha fatto sì che un Nazionale turco agli Europei di basket in Spagna nel 2007 sia oggi un giocatore della Hydrotherm Busto Arsi-zio in C Gold. «Il contatto è stato semplice - fa sapere il patron bu-stocco Carlo Speroni - un dirigente della squadra di volley Yama-may ci contatta e ci fa sapere che il marito di una sua giocatrice vorrebbe una realtà per tenersi in forma e chiede se può allenarsi». La giocatrice è Floortje Meijners, il marito è proprio lui "Gino" Atsur, reduce da un'annata all'Or-landina Basket. Quant'è strano per lei essersi trovato in C Gola? «Per voi è strano, in parte anche per me, solo perché non avevo pensato di giocare quest'anno e occuparmi del nostro bambino. Poi Carlo (Speroni ndr) ha pensato di tesserarmi e, nonostante i 35 anni, volevo fare qualcosa. Al primo allenamento ho trovato un gruppo speciale, c'era atmosfera positiva, mi sentivo bene e ho pensato a giocare anche se non è il mio livello. Vedremo cosa sarà in futuro, ora mi godo l'opportunità di conoscere questa città e la sua gente. Sono contento». Voglia di tornare dietro su campionati al suo livello dopo i quaranta punti di media nelle prime due uscite? «Mai. Perché potevo farlo ma è stata una decisone mia e di mia moglie, non possiamo giocare entrambi in Serie A con una famiglia, se non a distanza. Nessun rimpianto, lei è più giovane e sono felice di stare con la mia famiglia». Italia come scelta definitiva di vita? «Chissà, per lei è una terza casa e anche io mi trovo benissimo. Italiani e turchi sono simili, siamo gente mediterranea ma è presto». Si rende conto deluso valore su questi campi? È il Jordan della C Gold. «Sono un giocatore nuovo in una squadra chiamata Busto, sono qui per aiutare. Siamo una squadra, non sono solo io. Come detto ai compagni: facciamo il nostro meglio a ogni gara, ma non mi sento Jordan. Sono qui per divertirmi e socializzare». Certo deve essere strano per un professionista scendere così tanto di categoria: è come tornare bambini? «Lo sport è così, se perdi contatto con le piccole cose non puoi vincere. Se vuoi vincere, a qualsiasi livello, devi lavorare. La verità è che mi piace giocare e lo so fare, per me non è strano. Il basket rimane basket a tutti i livelli, è questa la bellezza dello sport». Atsur ambasciatore del basket in quel di Busto quindi? «Abbiamo 150 ragazzini nelle giovanili, questo è importante più d'avere una squadra in Serie A. Aiutiamoli a giocare. E se il basket è più popolare a Busto perché ci sono io sono felice ma la società è pronta a fare le cose a modo. Sarebbe inutile avere un anno una squadra