L'INFORTUNIO ATTENUA LA GIOIA PER LA FINAL EIGHT Bamforth ko, ma arriva McGee Rottura del crociato: stagione finita per la stella americana di MARIO CARTA Vai a letto il sabato notte con quel sorriso tifoso in più che ti dà la Final Eight conquistata a Cantù, poi ti risvegli con Bamforth fuori per il resto della stagione: legamento crociato rotto. Ora alla Dinamo arriva McGee, e il sogno può continuare. Tyrus McGee SEGUE DALLA PRIMA Tyrus come Scott: non sarà un incubo, a Firenze si può sognare di MARIO CARTA In una realtà sarda grigia an-zichenò ce n'è una bianco-blu che segna la strada e insieme la sogna. È una realtà nata dal tanto sottovalutato sport eppure fa economia e dà lavoro, è una realtà fondata su (quel che resta) un gioco eppure è terribilmente seria, è una realtà che dal primigenio evento domenicale si è allargata al quotidiano. La Dinamo è una realtà ed è magica perché sa far sognare. E ci mette anche tanta fantasia. Alla Dinamo non manca neanche quella. L'ingresso nella Final Eight di Coppa Italia, manifestazione che ha visto la società del presidente Stefano Sardara conquistare due trofei e una finale in 4 anni, dal 2014 al 2017, non è un avvenimento banale. Non è banale essere fra le prime otto squadre nel mare di un basket italiano composto di centinaia di tasselli, e non lo è per una squadra che nella continuità di una gestione equilibrata, e perfino produttiva, ha cominciato proprio quest'anno un processo di ricostruzione che ha fissato il suo apice nel 2020. Non era insomma un atto dovuto, per quanto la viziosa abitudine all'alta quota mamrata nel corso delle ultime stagioni al PalaSerradimi- gni ora possa farlo sembrare tale. Dieci giocatori nuovi su dodici, nuovo il coach e rinnovata la dirigenza. C'era il tanto da poter accampare una tendopoli di scusanti, in caso di fallito aggancio alla Final Eight. Invece le belle sensazioni estive si sono rivelate esatte, gli alti ora stanno sopravanzando i bassi e nonostante il taglio di un uomo da quintetto come Pet-teway eccola lì. Ed eccoci qua. Dinamo, lascia il segno e fac- ci sognare, ancora una volta. Come in ogni singola partita che giochi ma a Firenze dal 14 al 17 febbraio un po' di più, perché come la prima volta quando i tifosi portarono a Milano lo striscione poi vincente «Eravamo di passaggio» continui a esserlo, eppure non passi mai. Come i sogni, che quando sono "dinamici" appaiono e restano, sostenuti da una splendida realtà. E non dovrà essere un incubo l'assenza del miglior uomo della Dinamo, Scott Bamforth, che in una storia molto sarda si è fatto male a un ginocchio per recuperale un pallone a 13 secondi dalla fine con i suoi già vincitori. Bisogna rimediare, certo. Bisogna provvedere, sicuro. Ma bisogna continuare a sognare, perché si può fare. E nel sogno dei tifosi biancob