Diagnosi Boniciolli «Ancora fragile la nostra identità» Andrea Ancelotti tenta la stoppata nel corso della gara d'andata Il coach di Pesaro «Gli stranieri giocano per le proprie statistiche e gli italiani per la maglia? Penso sia una cavoiata» «Tutti i miei ragazzi si impegnano molto e si allenano duramente, ma le ultime partite ci hanno dimostrato che riusciamo a mettere in pratica quanto prepariamo in settimana fino al momento in cui non sopraggiunge un fatto negativo. Da quel punto in poi le partite cambiano, andiamo in confusione non riuscendo più a reagire». Matteo Boniciolli, coach della Vuelle mette subito il dito nella piaga riguardo la principale criticità attuale della propria squadra. Il tecnico lancia poi un invito ai tifosi pesaresi. «Abbiamo una lotta contro il tempo davanti a noi, l'identità di squadra è fragile e anche per questo motivo il supporto del pubblico - che va meritato in base alle prestazioni offerte in campo - sarà fondamentale. Qui c'è una passione clamorosa, tutti i tifosi sono molto competenti: oggi i giocatori hanno bisogno di un profondo sostegno da parte di chi viene a vederci, anche a fronte di delusioni a fine match. Tutti vogliamo mantenere Pesaro nel massimo campionato, questa deve essere la base da cui ripartire. Voglio raggiungere la salvezza, con l'aiuto di tutti: l'unica cosa che chiedo è quella di continuare a sostenere i ragazzi». Boniciolli parla poi anche dell'Acqua San Bernardo. «Hanno attraversato insieme momenti di grande difficoltà - fa presente -, senza essere pagati, o solo alcuni di loro, senza sapere che futuro avrebbero avuto, con la società che stava passando di mano, senza certezze, insomma Evidentemente si sono parlati fra loro e hanno trovato un motivo per non disgregarsi, se non altro per cercare di giocare bene e guadagnarsi un contratto per l'anno prossimo: chi non c'è stato a questo patto è andato via, come Mi-tchell, passato a Pistoia, o Pashu-tin che è tornato in Russia Ma da lì in poi è cambiato qualcosa: chi ha deciso di rimanere sono persone che hanno detto basta a una situazione difficile, scegliendo insieme di provare a superarla». «Per questo penso che continuare a sostenere che gli stranieri giocano per le proprie statistiche mentre gli italiani per la maglia sia una cavoiata - puntualizza -: sono tutti professionisti e ognuno lottaper difendere, prima di tutto, il proprio posto di lavoro. A volte, per la mia esperienza, sono più combattivi gli americani, che non hanno la certezza del