Il commento La lunga agonia biancorossa La squadra è rassegnata Serie A appesa a un filo «IL RICORDO di un amore lascia in bocca il sale ed arriva dritto al cuore senza nemmeno avvisare». Il ricordo di un amore, come viene scandito dalle parole di Pino Daniele, è quello con cui, in queste settimane, stanno convivendo i tifosi della Grissin Bon. Alla ricerca di una squadra che non c'è più. E che non sappiamo se e quando ritroveremo. E'una lenta e inarrestabile agonia quella che a cui stiamo assistendo. Un'agonia confermata dalla terribile domenica che abbiamo appena vissuto e dalla quale la Grissin Bon è uscita nel peggiore dei modi. Perché al di là della sconfitta di Avellino, il messaggio che arriva a tutta l'Italia cestistica è uno solo e preciso: Reggio Emilia non ci crede più. Reggio Emilia si sta arrendendo. L'impressione, infatti, è proprio quella di una squadra che si è rassegnata e non ha più voglia di combattere. Ha accettato il proprio destino. Ha accettato l'idea di dover retrocedere. Un gruppo che non si è mai compattato e che non vede l'ora di terminare questa stagione per uscire da una sorta di incubo e cambiare aria. LA DIFFERENZA tra la Grissin Bon e le altre tre squadre che lottano per restare in serie A, infatti, è palese. Pesaro, Pistoia e Torino hanno ancora voglia di combattere e ci stanno provando. Continuano a lottare. Reggio Emilia no, non ci crede più. E questo è il vero problema. Servirebbe, forse, un leader emotivo ancor prima che tecnico. Ma in questa stagione disgraziata in cui si sono sbagliate quasi tutte le scelte che si potevano sbagliare, senza mai essere neppure aiutati da un briciolo di fortuna, un leader non c'è mai stato. Né tecnico ne, soprattutto, emotivo. E così quando la nave biancorossa ha iniziato a imbarcare acqua, ognuno è andato per conto proprio. Alla fine sono arrivate le sconfitte in serie e la squadra ha alzato bandiera bianca. Smettendo di crederci e di lottare come si è visto ad Avellino. E quando ci si infila in tunnel del genere, ritrovare l'uscita diventa complicatissimo. Perché se tecnici e dirigenti bianco-rossi non riusciranno ad entrare, in qualche modo, nella testa dei giocatori scardinando questa mentalità da perdenti, il futuro è già s