BASKET VUELLE LIFESTYLE E NUCLEO BIANCOROSSO HANNO QUASI RIEMPITO IL PULLMAN. DAL CLUB TONUCCI DICONO: «NON LI ABBANDONIAMO MA VORREMMO PIÙ' GRINTA» «L'entusiasmo si spegne, la fede no» Tifosi Pronti a partire per Bologna, nonostante tutto: «Non esserci sarebbe la vera sconfitta» ¦ Pesaro MISTERO DELLA FEDE. Quello che porta i tifosi biancorossi ad organizzarsi ugualmente per una trasferta come quella di Bologna nonostante il momento inviti ad evitare altre cocenti delusioni. Invece il pullman per la trasferta di sabato è già pieno (una decina i posti rimasti) e altri si preparano a raggiungere il Paladozza in auto. «Non esserci sarebbe una sconfitta anche più grande - spiega Matteo Iacomucci del gruppo Li-festyle -. Sul campo perderemo, ma sugli spalti possiamo reggere il confronto, dimostrandoci compatti. L'entusiasmo si può anche spegnere, ma la fede no, quella è incrollabile». E' proprio come diceva l'altra sera il professor Dionigi alla presentazione del libro di Boniciolli, «a Pesaro il basket è un destino, a volte una condanna». Così questi forzati del basket partiranno pur sapendo, in cuor loro, che di speranze ce ne sono pochissime. «Sono incavolato nero, stavolta avevo creduto in questa società ma ogni anno si ripete la stessa storia e adesso ci stiamo facendo sfuggire dalle mani Boniciolli, un allenatore che io adoro, e che invece probabilmente se ne andrà a fine stagione. Si è creato un po' di distacco anche con la squadra, ma non abbiamo intenzione di contestare, non servirebbe. Saremo a Bologna, magari senza troppe speranze, ma almeno per onorare la fiera rivalità che da sempre ci divide con le V nere». LO SCORAMENTO si è preso anche gli animi del club Tonucci, che pure dopo la scoppola di Trieste era stato capace di portare a cena con la squadra 140 persone: «La squadra con Cantù ha lottato, ma i problemi vengono sempre a galla: manca un leader e nei finali tirati si avverte che sul campo non la fiducia di potercela fare - spiega Lorenzo Cortiglioni -. Quella cena, venerdì scorso, l'abbiamo organizzata per far sentire alla Vuelle che noi non l'abbandoniamo mai, però vorremmo vedere una risposta più grintosa da tutti loro, onestamente devo dire che soprattutto fra gli americani c'erano facce strane e pochi sorrisi anche nei nostri confronti». E anche Boniciolli, accolto come un dio, adesso inizia ad essere criticato: «Qualcuno fra noi inizia ad avere dei dubbi sulle scelte fatte durante la partita, ma anche per quel maledetto turn-over che ogni volta ti lascia dei dubbi se sarebbe stato meglio far giocare chi è rimasto in tribuna. Sperare nei risultati altrui per non retrocedere è oltremodo avvilente e ho la sensazione che ogni anno perdiamo gente, che non ne può più di questo tipo di stagioni». Urge una svolta a Basket City. Elisabetta Ferri \ L'ARENA La società le prova tutte pe