Cantù, il piano segreto di Marson Basket serie A. Quattro le priorità del prossimo presidente del club: squadra, conti, palasport e territorio Cda da sette-otto componenti. I nomi già sicuri: Mauri, Passeri, Allievi, Paparelli, Salice, Biella e Munafò Davide Marson dopo aver acquisito la proprietà del palasport Pianella sta anche per essere eletto nuovo presidente della Pallacanestro Cantù EDOARDO CERIANI CANTÙ Poche parole, ma concrete e incisive. Come è nel suo stile. Da brianzolo, vero. Niente fronzoli e tanta sostanza. Sarà un discorso breve, quello che oggi nel tardo pomeriggio a Cermenate Davide Marson farà al nuovo consiglio di amministrazione della Pallacanestro Cantù. Nuovo il cda e nuovo lui, il presidente. Che sarà eletto per acclamazione e all'unanimità. Quattro le priorità di colui che è anche il proprietario del Pianella: squadra - intesa come campo e scrivania -, conti, palasport e territorio. E proprio da lì che vuole partire, dando esem- pio di concretezza. Fin da subito. Anzi, da prima ancora, visto che Marson è già in campo da qualche giorno, senza attendere la nomina. S'è mosso, ha visto gente, incontrato persone e pianificato il presente e il futuro. Andiamo per ordine. Partiamo dalla squadra. Anzi dalle squadre. Se quella che va sul parquet tutti i giorni e gioca per i due punti la domenica adesso non sta dando alcun problema, anzi, ci sarebbe da mettere subito mano alla compagine dirigenziale. Che non potrà che essere operativa, con un presidente del genere. Collaborazione e partecipazione Consiglio di amministrazione a sette, massimo otto componenti. Per partire subito pancia a terra. Sicuri sono, al momento, Andrea Mauri, Angelo Passeri, Roberto Allievi, Sergio Paparelli, Stefano Salice, Antonio Biella e Antonio Munafò. Aggiungiamoci, ovviamente, il presidente e teniamoci una finestra aperta per una sorpresa di giornata. Da questi nomi usciranno le altre cariche: nessun dubbio sull'amministratore delegato (Andrea Mauri), qualche soluzione in più per il o i vice presidenti. Marson, a tutti loro, chiederà collaborazione e partecipazione. Non è il tempo per gli svolazzi, ma è il momento di porta- re a casa il più possibile. Nuovi partner e altre risorse. Fondamentali per arrivare a fine stagione (con la situazione debitoria trovata non sarà comunque facile) e pensare alla prossima, e che sia di serie A senza dover ricorrere ad altre estreme conseguenze. Tutti, insomma, dovranno fare il proprio. Forti però, e sta qui la clamorosa novità, di un presidente che ci metterà sempre e comunque la faccia. Se c'è, insomma, qualcuno che aveva dato la propria disponibilità, una volta sparito l'alibi Ge-rasimenko, e ha cambiato idea, ora dovrà dirlo in faccia proprio a Marson, e non nascondersi dietro mail o messaggi. Non fiori, ma opere di bene Collegata a doppia mandata a questo discorso, arriva un'altra delle priorità. E cioè il territorio. Perché è questo che, adesso, deve dare la risposta che tutti si attendono. Alla grande euforia che sta circondando l'ambiente, dall'acquisizione della società e del Pianella in avanti, deve corrispondere una serie di fatti. Non fiori, ma opere di bene, in sintesi, il principio del neo presidente. E, dunque, mano allora al portafogli e partecipazione concreta, non solo a parole. Sarà un'azione propedeutica anche all'ingresso di nuovi soci, compreso quello tanto atteso e forte che potrebbe cambiare in meglio le sorti della società. Conti. Altro argomento caro. Quello che è in cassa, euro più euro meno, può far pensare di guardare sereni solo a un futuro molto molto prossimo. Quello che si ha sul groppone, invece, è un fardello che, se non governato, può diventare letale. Marson e la sua holding Mia, ovviamente, sono nomi assai spendibili, ma all'imprenditore, solo, non si può certo chiedere di farsi garante di tutta la situazione debitoria. Lui si è mosso, ha messo in campo la batteria di commercialisti e ragionieri fidati ed è già andato a incontrare gli istituti di credito. Ci sono nuove aperture, anche a sorpresa rispetto al recente passato, mabisogna lavorarci e lavorarci. Soprattutto dando garanzie. Nessuno pensi di essere fuori dal tunnel, ma ora c'è la certezza di un'operatività e un'operosità che prima non c'erano. E per chiudere, il palazzetto, tema che sta moltissimo a cuore al designato presidente. Fin da subito l'aveva detto: «Nove o diciannove più me e ce lo costruiamo in casa, così come fecero i nostri predecessori per il Pianella». Il proposito non cambia di una virgola e Marson continua nella ricerca di partner. Per una struttura che sia la più polifunzionale possibile, che viaggi a pieno regime tutta la settimana e che non sia solo legata allo sport (che rischia di diventare solo un costo), ma che si possa mettere a reddito, sulla scorta di esempi mutuati in altre realtà. Progetto, pure questo, su ampia scala. E su cui da oggi si comincerà a lavorare con intensità Anzi, a pensarci bene, Marson è da un po' che ci lavora.