BISOGNA RIPETERE L'ESPERIENZA MESSA IN PIEDI A METÀ DEGLI ANNI '90 QUANDO ELIO MONDUCCI RIUSCÌ A DAR VITA AD UNA CORDATA IMPORTANTE L'ADDIO DI LANDI I POSSIBILI SCENARI Il basket si salva con un consorzio L'unica strada per garantire un futuro è quella di un gruppo di imprenditori che si uniscano UN ANNO da vivere pericolosamente. Vi diciamo la verità: non ci sono mai piaciuti gli annunci a orologeria. E non crediamo sia positivo percorrere le strade della vita e dello sport, sapendo di avere sopra la testa una spada di Damocle grande così. Sarà perché una storia del genere l'abbiamo già vissuta a metà degli anni '90 quando la Coopsette salutò la compagnia dei canestri e Reggio visse la stagione più allucinante della sua storia. O, forse, sarà perché diventa complicato costruire qualcosa di importante, senza sapere se esiste un futuro e che futuro sarà. Per tutto questo l'anno che ci apprestiamo a vivere rischia di trasformarsi in una giostra pericolosissima. Sia ben chiaro: non stiamo criticando Stefano Landi che ha tutti i diritti del mondo di iniziare il graduale allontanamento dal basket dopo 21 campionati di vertice. Quello che vogliamo dire è che bisogna cercare una soluzione nel più breve tempo possibile. Evitando di ridursi, come successe proprio con la Coopsette, ad iscrivere la squadra al campionato poche ore prima dell'ultimissima scadenza. Bisogna, insomma, muoversi subito. Cominciare a costruire qualcosa fin dalle prossime settimane. E crediamo che la strada da percorrere sia quasi obbligata. Perché temiamo che non esista nessuno che sia intenzionato a sostituire Landi nel suo ruolo di patron biancorosso. Di conseguenza bisogna pensare a strutturare la socie-tòà in modo diverso. COME? Nello stesso modo in cui, negli ultimi anni, diversi club come Varese e Pesaro, ad esempio, sono riusciti a trovare un equili- brio. Costruendo, cioè, una sorta di consorzio in cui sono entrati imprenditori e sponsor che, con cifre economicamente sostenibili, permettono alle società di autofì-nanziarsi e continuare il proprio percorso. Bisognerebbe riuscire a trovare una decina di imprenditori che siano disponibili a costruire una sorta di patto comune per almeno tre anni, in grado di dare stabilità alla società. Non crediamo che, in una città come Reggio, sia un'impresa impossibile. In fondo fu lo stesso percorso che 25 anni orsono venne portato avanti dal compianto Elio Mon-ducci capace di riunire al proprio tavolo 11 persone dell'imprenditoria reggiana dando ossigeno al- la Pallacanestro Reggiana che rischiava di scomparire. Da quell'iniziativa, dopo pochi anni, spuntò proprio Stefano Landi. ORA IL percorso va ripetuto. E bisogna farlo in due direzioni. Una è interna alla società cittadina. Il direttore generale biancorosso Filippo Barozzi deve rimboccarsi le maniche anche in questo senso e cominciare a scandagliare tra sponsor e appassionati per trovare qualche figura di riferimento che possa fare un ragionamento serio sull'ipotesi di un consorzio. Al contempo crediamo che un percorso similare dovrà farlo anche il nuovo sindaco di Reggio, chiunque esso sarà, per cercare ulteriori disponibilità. Basterebbe riuscire ad individuare un nucleo Doppio binario La ricerca va effettuata sia all'interno del club che tra possibili nuovi investitori di persone interessate con cui partire. Poi tutto diventerebbe più semplice. Soprattutto se si considera che Stefano Landi ha già detto di essere disponibile a continuare la sua avventura a fronte di una nuova proprietà e di nuovi soci. Ci sono, insomma, margini e possibilità, per trovare una soluzione che dia continuità alla storia di una società nel basket professionistico da quasi 40 anni. Bisogna, però, muoversi bene e farlo in fretta. Perché le parole di Landi sono cadute su tutta la città in modo ovattato, in q