L'INTERVISTA DIEGO FUMAGALLI. Team manager della Pallacanestro Cantù «Anche quest'anno non ci siamo fatti mancare nulla, però ne siamo usciti» «IPLAYOFF MANCATI? VERO, UNA DELUSIONE MA C'ERA DI PEGGIO » EDOARDO CERIANI Ci sono situazioni che, se non ti abbattono, ti fortificano. E il Puma ne è uscito rafforzato. Anche stavolta. E come l'anno scorso. Diego Fumagalli, team manager della Pallacanestro Cantù è arrivato in fondo. Traballando, magali, ma non piegandosi. Lui, una sorta di Ercolino sempre in piedi, di questo ne va orgoglioso. Non potrebbe essere altrimenti. E anche questa seconda stagione in biancoblù è andata. Seconda? Sì,perchè?Noncidiràmicachequelle percepite sono diverse... Eccome. Ame sembrano 18. Pure questo giro non ci siamo fatti mancare niente. Anche qualcosa in più, direi. Anzi, diciamo che non ci siamo mai annoiati. Ma adesso come va? Bene, dai. Ci siamo. Partiamoalloradalledifferenza.so-stanzialiono.traunoe l'altro campionato. Apparentemente differenze clamorose non ce ne sarebbero, anche se in realtà di cose molto molto faticose ce ne sono state: abbiamo infatti cambiato allenatore due volte in stagione, il parco gio- catori, gli amministratori, poi la società e infine anche la proprietà... E in tutto ciò, lei? Ho cercato di estraniarmi il più possibile, pur continuando ad avere rapporti e con tutti, squadra, staffe società. Ogni persona con la quale ti confronti ha il suo modo di fare e io ho cercato di convivere senza distinzioni, al di là degli atteggiamenti o delle reazioni.. C'èstato un periodo più difficile degli altri. Direi che nel frangente novembre-febbraio si è dovuto isolarsi ancora di più Ho cercato di continuare come se non stesse accadendo niente. Sia sincero, mai pensato di mollare tutto? Diciamo che ho avuto tre momenti più delicati degli altri. Tipo? Il primo al mio ritorno dalle vacanze estive e dopo la nomina di Roman Popov. Ma qui ammetto di essermi sbagliato, però mi sono sentito parecchio disorientato: arrivavamo infatti da due o tre mesi nei quali avevamo cercato di andare in un'unica direzione e mi sembrava che fosse la cosa migliore per tutti. Però ci tengo a ripetere che mi ero sbagliato. Ci dica allora il secondo... A settembre, nel mezzo del preliminare di Coppa Troppi atteggiamenti che non mi piacevano, e mi fermo qui. Allora andiamo al terzo. A ridosso della cessione e del cam-bio di proprietà Ogni volta che sembrava quellabuona, si faceva un passo indietro. Cosa, piùdi tutto, l'ha fatta resistere? Un amico, che candidamente mi disse: "Hai già mangiato un bidone di merda, mica farai lo schizzinoso per l'ultimo cucchiaino...". E non ho ceduto. La squadra, invece, come ha reagito? Sono stati molto bravi Andrea Mauri, Antonio Biella, Evgeny Pashutin prima e Nicola Brienza poi a fare in modo che potessimo isolarci rispetto a quello che ci accadeva intorno. Hanno soprattutto rispettato i patti: avevano detto ai ragazzi che li avrebbero informati su ogni passaggio e così è stato Però, lo stesso, qualche a Ito e basso c'è stato... Per amor del vero, già a luglio avevo previsto il momento nero di dicembre. E proprio per un discorso di calendario: si doveva fare molta fatica, e così è stato, al di là del contraccolpo per l'annuncio di dismissione di Gerasimenko. In realtà, però, a mancare erano solo i due punti in casa con Pesaro, ma quella fu unapartita giocata in un contesto surreale, dopo l'annuncio del patron. Un pregio e un difetto di Pashutin. Il difetto è che pranzava troppo presto a mezzogiorno. Il pregio è stato quello di arrivare e non imporsi sul lavoro e su tutto il resto. Noi avevamo una grande paura, anche perché chi si trovava qui ai tempi di Kurtinaitis c'era già passato. Invece Evgeny ci ha dato la possibilità di esprimerci, fidandosi molto. Anche perchè noi ci siamo sempre fatti vedere collaborativi e propositivi. E Brienza? Nic è stato molto bravo a rappre- sentare il nuovo corso e a cementare il gruppo fin da prima del passaggio di società, da quando cioè diventando capo allenatore aveva già raccolto vittorie importanti. Per i giocatori non deve es- sere stato facile, al di là degli aspetti tecnici e tattici. Però sono stati molto bravi a trovare un'unità d'intenti che è andata addirittura oltre a quello che abbiamo fatto. Differenzetraquestogruppoequello dell'altra stagione? Stavolta c'erano ragazzi più giovani, e meno sgamati. Mi sono trovato bene con tutti, anche nei momenti di grave difficoltà. Perché mi sono messo in testa di ascoltare chiunque e cercare di trovare una soluzione, o quantomeno f are capire che il problema era stato recepito. Quanto è pesato non andare ai playoff? È stata una punizione durarispet-toa quello che avevamo fatto e al ranking di partenza. La delusione è stata tanta e inaspettata, ma se devo scegliere un modo per essere deluso, questo è il migliore, visto quello dibuono che si è combinato. E poi, finalmente, dopo un personalissimo 0-10, ho vinto un derby in campionato, con Varese. La torta è giàbuona così, anche senza la ciliegiona finale. Il futuro? Stiamo facendo un grosso lavoro per sistemare questa stagione e per ristrutturarci, così da tornare una società di un certo tipo. E per una ragione anche egoistica, l'augurio ora è quello di lavorare in una società modello come è nelle intenzioni. Non vedo l'ora di misurarmi con l'eccellenza, cominciando in una situazione di normalità. E in una struttura migliore non si potrà che lavorare meglio tutti. I ringraziamenti per quel chesi èf atto sono per... Tutti, ovviamente. Società, squadra, staff etifosi. Ma concedetemi un pensiero particolare per quelle che sono le mie braccia, ovvero Sergione, Adelino e Luca. Senza di loro sarei in gravissima difficoltà, dato che mi aiutano tantissimo. E anche per loro non è stato facile farlo in certe situazioni. Ma, ovviamente, accomuno tutti i ragazzi che hanno capito le difficoltà, cercan