BASKET Pecile diplomato coach assieme a Cittadini «Ora sto alla finestra» L'ex giocatore passa i test di Bormio: «Il mercato di Trieste? Ora si può scommettere sugli Usa. Può essere stimolante» Lorenzo Gatto TRIESTE. Il tour de force al quale si è sottoposto a Bormio gli ha consegnato il patentino di allenatore nazionale. Un passo in avanti, un altro traguardo raggiunto in un mondo che gli ha regalato tante soddisfazioni. Appese le scarpe al chiodo, Andrea Pecile ha scelto di passare "dalla parte dei cattivi". Dal campo alla panchina, con la voglia di trasmettere tutto quello che ha imparato in oltre vent'anni trascorsi sui parquet italiani ed europei. Assieme a Pecile, missione compiuta anche per Alessandro Cittadini che, allo stesso modo di Andrea, ha saputo mettere a frutto la sua esperienza sui campi. «Sono contento- ci racconta Pecile- perchè Trieste adesso può contare su due figure che hanno il patentino di allenatore nazionale. Sono stati quindici giorni particolarmen- te intensi, il fatto di averli condivisi con un amico come "Citta" ha reso tutto ancora più bello. Quattro tirocini con quattro relatori diversi, siamo passati da Lele Molin che ci ha raccontato il ruolo del vice allenatore a Claudio Crippa che ha messo a frutto le sue esperienze da scout degli Spurs al giornalista Werther Pedrazzi . Di giorno si studiava, di notte preparavamo gli allenamenti per la mattina dopo. Due settimane dure ma davvero stimolanti per chi ama il basket come me e ha potuto fare una vera e propria full immersion». Tornato a Trieste, Pecile sta alla finestra in attesa di capire quale sarà il suo ruolo nella prossima stagione in un momento in cui Pallacanestro Trieste e Basket Trieste stanno dialogando in maniera costruttiva per dare continuità all'attività giovanile. Nel frattempo guarda con curiosità alla pri- ma squadra e a un mercato che, per il momento, non ha avuto particolari scossoni. «Persi i punti di riferimento della passata stagione- continua il Pec- si guarda il mercato con idee diverse. Puntare su americani alla prima esperienza in Italia può essere una scommessa ma faccio sempre l'esempio di quando giocavo a Capo d'Orlando. L'ambiente era familiare, c'erano italiani di riferimento e il mix funzionò. Credo che la stessa cosa possa succedere anche a Trieste. Non arriveranno certezze come poteva essere Wright ma questo, per certi versi, può essere ancora più stimolante». Stimolante come un campionato nel quale tornano ad affacciarsi grandi nomi. «Il ritorno di Messina, la firma di Ro-driguez, l'arrivo di Teodosic: mi dispiace non giocare più ma, davvero, non vedo l'ora di veder