BASKET Varese straniera strada obbligata Predominanza straniera, italiani in una posizione di rincalzo. La struttura del roster di Varese è la stessa da cinque anni. Una scelta quasi obbligata, dettata da costi e priorità conseguenti. L'esterofilia di Varese è una scelta obbligata BASKET I perché di un roster con predominio straniero Predominio straniero anche nella versione 2019/20 deH'Openjobmetis. Per il quinto anno consecutivo gli italiani avranno un ruolo di rincalzo nelle gerarchie offensive della nuova Varese. Questione di scelte e di costi nell'ambito delle economie di scala che hanno portato alla costruzione del roster a disposizione di Attilio Caja. L'allocazione del budget ha portato l'area tecnica biancorossa a dare priorità assoluta agli ingaggi dei 6 stranieri - Mayo, Clark, Peak, Vene e Simmons nel quintetto base, Tepic il primo cambio - puntando su italiani di complemento dal punto di vista dell'impatto realizzativo. Per la terza stagione consecutiva, dunque, gli italiani avranno una produzione offensiva dal settimo posto in avanti nelle gerarchie biancorosse (6,4 punti per Ferrerò e 4,9 per Tambone due anni fa; 6,2 e 4,1 nella stagione passata). Il valore degli atleti tricolori va ovviamente al di là del mero impatto statistico: il capitano, il play romano e l'altro fidelizzato Nicola Natali hanno ben chiaro il sistema Caja, e debbono prima di tutto trasmettere ai nuovi arrivati il senso di appartenenza a Varese che sta alla base del modo di stare in campo del gruppo guidato da Artialio. Ma la continuità del- lo zoccolo duro tricolore, unitamente alla scelta di puntare su un giocatore dall'impatto economico limitato come Luca Gandini per rimpiazzare Antonio Ian-nuzzi, è legata alla scelta di campo di concentrare almeno il 70% delle risorse sugli stranieri, potendo così arrivare a giocatori solo 12 mesi fa fuori portata come Josh Mayo e Siim Sander Vene attraverso una differente distribuzione dei salari. Una scelta per certi versi obbligata nell'ottica di cercare di costruire la miglior OJM possibile con le risorse disponibili: per trovare gli ultimi italiani protagonisti a Varese bisogna risalire al biennio 2012-2014 con la coppia emergente Andrea De Nicolao e Achille Po-lonara, Ma oggi come oggi un investimento importante su un big italiano - stile l'acquisto di Meo Sacchetti negli anni '80 o le operazioni Galanda e De Poi negli anni '90 - è totalmente fuori dalla portata delle casse del club biancorosso. D ' altra parte, quando durante l'estate l'a-rea tecnica biancorossa ha pensato due volte al 5+5, i conti non tornavano più prima con l'idea Simone Fontecchio da ala piccola titolare, e poi con l'opzione Marco Giuri primo cambio degli esterni dietro a Jason Rich (che rispetto all'alternativa Tepic-Clark avrebbe richiesto un extrabudget totale di 300mila euro tra ingaggio netto e contributi). Dunque la scelta di campo è chiarissima: agli italiani di Varese è richiesto un ruolo, poco visibile ma fondamentale per la chimica di squadra, da esempi in allenamento, punti di riferimento in spogliatoio e collanti sul campo; onori ed oneri della nuova OJM, commisurati ai ruoli ed ai relativi ingaggi, spetteranno principalmente agli stranieri. E così sarà fino a quando le disponibilità di Varese resteranno quelle attuali, oppure fino a quando l'Academy di Gianfranco Ponti non sfornerà la prima generazione di talenti in grado di supportare la serie A non solo in allenamento. Se un domani il vivaio biancorosso produrrà dei rimpiazzi dell'attuale zoccolo duro Ferrerò, Natali e Tambone sarà comunque un upgrade importante; senza aspettarsi nuovi Mene-ghin (Dino o Andrea poco conta...), a parità di risorse economiche rispetto a quelle attuali il prodotto delle giovanili potrebbe essere comunque il valore aggiunto per il futuro di Varese. Giuseppe Sciascia © RIPRODUZIONE RISERVATA Priorità e costi limitano gli italiani a un ruolo di rincalzo per il quinto anno consecutivo Matteo Tambone, è uno degli ital