DINASTIA VINCENTE LA FELICITÀ DEL D.S. DELLA GRISSIN BON E STATA PREMIATA ANCHE COME MIGLIOR OPPOSTO DELLA MANIFESTAZIONE: «SPERO CHE LEI POSSA DISPUTARE LE OLIMPIADI: IO, PURTROPPO, NON CI SONO MAI RIUSCITO» La figlia di Frosini conquista l'argento iridato Giorgia protagonista ai mondiali di volley under 18: «Sono orgoglioso di lei, ha lavorato tanto e se lo merita» Gabriele Gallo FIGLIA d'arte e campionessa in erba, sia pure sottorete e non sottocanestro. Giorgia Frosini, 17 anni a novembre, figlia di Alessandro (i due insieme nella foto in alto a destra), d.s.della Pallacanestro Reggiana ed ex campione di basket, ha conquistato la medaglia d'argento ai mondiali under 18 di volley, conclusisi domenica in Egitto, venendo premiata come miglior opposto della competizione. Ma ha dovuto saltare l'atto conclusivo per una distorsione rimediata nella semifinale con la Cina. Finale che le azzurrine hanno perso, con gli Usa, solo al tie-break. E la mancanza della figlia di Frosini si è sentita parecchio. Quanto è contento, papà Alessandro Frosini? «Sono orgoglioso di Giorgia. Mia moglie ed io sappiamo bene quanto ha lavorato in questi anni per arrivare a questi risultati. Per coltivare il suo sogno è uscita di casa che non aveva neanche 14 anni, come genitori siamo veramente fieri». Però invece di infilare palloni in un canestro, li schiaccia al di là della rete da volley. La preferiva figlia d'arte sotto i tabelloni? «Bastava che facesse sport. E devo dire che ha provato pure il minibasket quando aveva 6 o 7 anni, poi ha scelto la pallavolo». Quando si è capito che aveva le potenzialità per arrivare in alto? «Nell'estate del 2016. Lei giocava in una piccola società di Verona ed hanno cominciato ad interessarsi a lei le maggiori società del volley femminile italiano. Insieme abbiamo scelto San Dona di Piave, per il progetto che aveva e la presenza tra gli istruttori di Giuseppe Giannetti uno dei migliori talent-scout a livello nazionale (è stato lui a scoprire, tra le altre, Maurizia Cacciatori, ndr). Che purtroppo è scomparso pochi mesi dopo. Ora proseguirà il suo percorso in serie A2 con il Club Italia». Lei, da giocatore, è ricordato non solo per le qualità tecniche anche per i suoi valori umani. Quanto del dna suo e di sua moglie Silvia è presente in Giorgia? «Non saprei. Certo, crescere in un ambiente dove il padre è uno sportivo professionista ha avuto il suo peso. In generale abbiamo cercato di educarla al rispetto delle regole, alla lealtà. Ma ci ha messo davvero tanto del suo. Perchè il suo percorso non è stato certo facile. Nei primi anni, essendo molto alta rispetto alle compagne, era anche meno coordinata e giocava poco. Questo chiaramente non le piaceva, ma ha saputo tenere duro. E il lavoro, alla fine, ha pagato». Quindi ha superato bene anche la delusione per la finale mancata? «Chiaramente avrebbe fatto di tutto per giocarla, ma non è stato proprio possibile, quindi nell'immediatezza era davvero disperata. Poi ha razionalizzato la cosa, e il premio ricevuto ha aiutato». Quando la osserva dalle gradinate, che papà è? «Non di quelli che danno consigli tecnici a destra e manca. Di pallavolo capisco poco. Semplicemente le ricordo spesso che lo sport è impegno, sacrificio e volontà. Come tifoso sento molto la partita, ma dentro di me. La incito ma non sono uno scalmanato. Lei ha anche due gemelli dodicenni che hanno scelto il basket». Sentiremo parlare anche di loro? «Intanto si stanno divertendo. Quest'anno inizieranno il percorso nel vivaio della Tezenis Verona, ma l'unica cosa che abbiamo chiesto loro è che se si prendono un impegno, devono portarlo a termine». Crede che vedremo Giorgia ai Giochi Olimpici di Parigi 2024? «Glielo auguro con tutto il cuore. Per colpe anche mie le Olimpiadi sono l'unica com