ODIC*CMKI DAM JOSHUACOLTON "JOSH" OWENS, CLASSE 1988, WrxI^OMN DvJIN È UN CESTISTA STATUNITENSE, RUOLO CENTRO, i ili nrnrrtMA^,r,rr1r^,A, ¦- INGAGGIATO LA SCORSA ESTATE DAL TEAM BIANCOROSSO UN PERSONAGGIO SPECIALE «Mi piace il design e sono vegano» Josh Owens L'atleta: «Non voglio essere ricordato solo come giocatore di pallacanestro» pallacanestro, nonostante questa sia la mia professione e richieda il massimo della concentrazione. Ho interessi diversi che mi attirano». Tipo? «Mi piace disegnare; sono estremamente interessato al design in tutte le sue forme. E dal punto di vista dell'essere nerd...Mi piace imparare, apprendere cose nuove. Espandere costantemente le mie conoscenze. Non so se questo è sufficientemente 'nerd', però è qualcosa che mi appassiona». Notiamo esplorando il suo profilo come la sua attenzione viaggi su piani decisamente diversi dallo sportivo «normale», un 'filo' stereotipato... «Seguo con attenzione tutto ciò che è legato ai temi dello sviluppo sostenibile, le evoluzioni della tecnologia green, perché è qualcosa che è legato ai miei studi all'università. Infine temi legati all'economia, all'imprenditoria e agli investimenti nel mondo finanziario». Sul suo sito internet si legge: «per me il basket è più di un gioco, è un mezzo per esplorare ii mondo. Grazie ai miei viaggi continuo a sviluppare le mie passioni, scoprire nuove ispirazioni, e imparare da un'esposizione molto ricca di culture, stili di vita e convinzioni». Insomma, l'impressione è che il basket sia la chiave per aprire la porta della conoscenza di posti e culture sempre diverse. E' così? «Una cosa che mi ha colpito visitando diversi posti nella mia carriera è che ogni paese in cui sono stato ha le sue sfide e i suoi problemi. Provenendo da un paese, gli Stati Uniti, dove molte cose sono successe negli ultimi anni, non tutte positive, mi sono reso conto che ogni paese ha situazioni, problematiche, aspetti che li rendono unici. Con tutto questo, vedo GIRAMONDO Josh Owens, 30 anni, è alto 206 centimentri e pesa 109 chilogrammi Nicola Bonafini JOSH OWENS, centro della Gris-sin Bon, la prima cosa che balza all'occhio curiosando sulle sue piattaforme social è come si defi- nisce su Twitter: «prò athlete»; «creative» e «nerd». Ci spiega? «Non ho mai avuto l'intenzione di essere ricordato semplicemente come un giocatore di basket. Nella vita c'è molto di più che la la gente comunque fare di tutto per poter vivere una vita il più possibile felice. Nessun posto è veramente perfetto, ma ogni luogo ha un qualcosa di stupendo che va apprezzato fino in fondo». Il basket è lo sport «progressi-Essere nerd «Mi piace imparare, espandere costantemente le conoscenze E' qualcosa che mi appassiona» Università di Stanford «Vengo da lì e ne sono fiero Gli studenti portano avanti idee molto avanzate» ÉÉ II basket è più di un gioco, è un mezzo per esplorare il mondo JOSH OWENS GIOCATORE DELLA GRISSIN BON sta» per eccellenza. Negli Usa, vediamo star dell'Nba, LeBron James per fare un esempio, che usano la loro notorietà e le piattaforme a loro disposizione per convogliare messaggi socialmente rilevanti ai milioni di appassionati che lo seguono. A differenza di altri sport come può essere il football americano, la Nfl in questo caso, che è «conservatore» per definizione. Anche il calcio in Europa, da una certa latitudine, è paragonabile al football americano in questo. Secondo lei perché? «Penso che vada dato un grande merito all'Nba per aver creato e incoraggiato i suoi atleti ad aprirsi e ad esprimere opinioni, anche forti, su temi pesanti, che toccano gli animi delle persone. L'Nfl è un mondo totalmente differente dall'Nba. Non conosco il calcio in Il piacere della lettura «Mi sono ripromesso di leggerne almeno uno ogni due settimane» Europa, ma negli Stati Uniti, l'Nfl è un altro ambiente, soprat- tutto a livello di proprietari di franchigie. Sono i loro omologhi delle squadre Nba ad incoraggiare un ambiente inclusivo che guardi al di là del semplice campo di gioco» Sempre a proposito di ambienti progressisti. Lei viene dall'università di Stanford, nota per essere quella da cui partì la protesta sui diritti civili in Usa negli anni '60. Cosa rende speciale quel posto agli occhi di chi c'è stato? «Lo rendono tale due aspetti in particolare. Le idee che portano avanti gli studenti. Sono molto avanzate, su tematiche tra le più diverse. Tutto ciò può accadere per l'incredibile quantitativo di risorse che l'università mette loro a disposizione. La specialità sta in questo mix di idee e conoscenza per svilupparle». Parliamo di libri. Anche da questo punto di vista la vediamo estremamente attivo... «Un paio di anni fa mi sono fatto la promessa di leggere almeno un libro ogni due settimane» Qual è l'ultimo che ha letto? «Mi sto interessando a un libro di finanza americana, che racconta di un grosso hedge fund (fondo di investimento, ndr) che fallì alla fine degli anni '90 con perdite ben oltre i 500 milioni di dollari». Parlando di stile di vita, il suo è estremamente sano, con un'alimentazione veaana che sta sempre più prenden-do piede anche tra numerosi atleti negli Stati Uniti. Sono ancora tante, a suo avviso, le false tendenze che popolano il mondo dello sport nella sua relazione col veganismo? «Non è comune, lo ammetto. Ma è qualcosa che sta crescendo. Ovviamente ci sarà sempre chi storce il naso per chi, come me, sceglie di seguire un certo tipo di alimentazione. Ma ancora una volta, con una conoscenza e una letteratura sempre maggiore sull'argomento, un atleta può scegliere consapevolmente cosa mangiare e perché farlo». E' qualcosa che lei pone in relazione ai suoi interessi su green economy e sostenibilità? «Più persone mi hanno chiesto co- me mai avessi scelto questo stile di alimentazione. La mia prima risposta è che ho scelto questo stile di vita per avere un vantaggio competitivo sugli avversari, e solo in seconda battuta, anche se non con minore importanza, sono entrate le questioni cui tu hai accennato» Josh, giusto per giustificare la «paginata», un paio di domande di basket gliele dob- Prima vittoria «La squadra è forte e lo staff è eccellente. Ma siamo tanti nuovi e ci vuole pazienza» biamo fare. Innanzitutto: cosa pensa delle statistiche avanzate, le cosiddette analy-tics? «Hanno un senso, perché devono aiutare chi prende le decisioni su come costruire una squadra a farlo nel migliore dei modi. Qualsiasi modello, però, non può essere disgiunto dal contesto, ossia dalla realtà in cui esso è inserito. Sono un supporto interessante, ma non possono essere l'unico». Quanto è stato importante avere familiarità con un allenatore che ha già avuto, Maurizio Buscaglia, nella sua scelta di accettare l'offerta della Grissin Bon? «Ha fatto la differenza. Averlo già conosciuto, soprattutto sapendo che qualità umane ha, è stata la spinta a prendere la decisione di tornare in Italia, qui a Reggio». Infine, come stanno andando le cose alla Grissin Bon? E' arrivata la prima vittoria e sembra che la ruota inizi a girare... «La mia idea è che la costruzione della squadra sia davvero ottimale. Lo staff è eccellente per cercare di metterci nelle condizioni migliori di poter vincere le partite. Siamo in tanti ad essere nuovi. Chiaramente c'è bisogno di un po' di tempo per creare la giusta chimica. E' un processo, bisogna avere pazienza e proseguire convinti sulla strada intrapresa». Lavori al PalaBigi Il parquet sarà riverniciato tutto LA MANUTENZIONE straordinaria del parquet del PalaBigi costerà 29.524 euro e non più 24.644. Questo perché la Pallacanestro Reggiana ha rilevato che la soluzione adottata di sostituzione del parquet delle sole aree del campo, «in assenza di un completo rifacimento della verniciatura, potrebbe creare un differente 'grip' delle superfici, con conseguente pericolo per i giocatori». Alla luce di queste considerazioni il dirigente Massimo Magnani ha dato l'ok per ri