Carpegna Prosciutto Una squadra vocata al nomadismo Allenamenti anche nel... pallone Ormai è scontro di interessi tra la gestione dell'Arena e le esigenze sportive: i conti non tornano per nessuno Quando si dice che piove sul bagnato. Sentite un attimo il calendario degli allenamenti della Carpegna Prosciutto: si balla tra il Basket Giovane di viale Trieste, praticamente dentro un pallone; come alternative ci sono il Palapiz-za a Campanara, quindi la palestra della Celletta in via Del Novecento e, quando va di lusso, la palestra Nord che si trova sotto la curva dei tifosi. Cosa vuol dire questo? Che la squadra di Pere-go, a corollario di tutti gli altri problemi, ha anche questo handicap. E giustamente si faceva rilevare all'interno della società anche le medie di tiro da 3: il 17 per cento. Poco sopra l'oratorio. Una formazione che sostanzialmente gioca sempre fuori casa, tifo o non tifo. Inutile nascondere che c'è un evidente conflitto di interessi tra quelle che sono le esigenze del basket e quelli che sono i problemi di gestione della Vi-trifrigo Arena. Le due cose non vanno a combaciare «perché tutte le domeniche che si apre la porta al basket ci vogliono 10mi-la euro». E la Vuelle non paga, anche perché le casse societarie sono quelle che sono. Quindi da una parte occorre far lavorare il palasport attraverso convention, avvenimenti e concerti, altrimenti la voragine finanziaria sarebbe disastrosa; ma dall'altra una struttura nata per ospitare soprattutto il basket, si ritrova con il primo sport della città, che è sostanzialmente un peso anche economico. E siamo al paradosso: troppo grande per il pubblico della pallacanestro, sostanzialmente intorno alle 4mila persone quando va bene, tranne partite particolari come quelle contro Bologna, piccolo per i grandi avvenimenti perché sottodimensionato per esempio per ospitare un concerto di Bruce Springsteen perché il minimo di spettatori è intorno ai 14mi- la e quindi di 2mila sotto la capacità dell'arena. Due realtà che vanno a cozzare perché hanno interessi contrastanti. Un imbuto dal quale non si esce, fermo restando un fatto: se l'ego smisurato ha portato a tutto questo, la colpa non è del basket. Anzi fa ridere una cosa: che di questa situazione ne parla il Carlino e non la società. Ma se un ex assessore voleva vendere il palasport, forse