Fernandez ci crede: grazie a Sassari un pieno di fiducia per risalire la china Il Lobito carica la squadra in vista della casalinga contro Brescia: «Dobbiamo tornare noi stessi» Lorenzo Gatto TRIESTE. «La vittoria di Sassari per noi è oro, ci ha regalato i primi punti e tanta fiducia ma non ha cambiato di una virgola il nostro atteggiamento in palestra. Chi conosce i metodi di allenamento che usiamo a Trieste sa che qui si lavora sempre al massimo». Juan Fernandez benedice il successo ottenuto domenica scorsa al palaSerradimi-gni da una squadra che ha cancellato lo zero dalla casel-lina delle vittorie, muovendo la classifica e incamerando il primo successo stagionale. Ci voleva per dare un segnale alle avversarie e dimostrare che, nonostante le difficoltà, Trieste c'è. Non era facile contro un'avversaria che tra il successo in Supercoppa e il tre su tre in campionato aveva iniziato alla grande il suo percorso. Giornata da incubo per gli uomini di Pozzecco, percentuali di tiro scadenti e una valanga di palle perse a testimonianza di una giornata totalmente da dimenticare. «Nel- la quale però - sottolinea Juan - i nostri meriti vanno considerati. Abbiamo lavorato tutta la settimana sulla difesa e siamo riusciti a tenere una squadra offensivamente molto pericolosa sotto i 60 punti. Certo, ci sono serate in cui non ti entra nulla ma questo, ripeto, dipende anche dal modo in cui noi abbiamo interpretato la partita. È comunque stato un inizio di stagione intenso per il Lobito che, complici le difficoltà di ambientamento di El-more, sta vestendo i panni del titolare. «Sto bene - racconta - sto lavorando tanto con i fisioterapisti e con Paoli per essere sempre più in forma. È il mio terzo anno qui a Trieste, per fortuna ormai il lavoro di prevenzione che sto svolgendo mi consente di sopperire ai miei problemi». Sul ruolo di Jon Elmore e sulle difficoltà che sta incontrando, Fernandez ha una spiegazione molto chiara. «Arriva dagli Stati Uniti e da un sistema di gioco che è completamente diverso da quello che trovi in Europa - sottolinea -. Lo capisco, arrivando da ol- tre oceano ho avuto le sue stesse difficoltà al mio primo anno in Italia. C'è bisogno di tempo, noi stiamo facendo il possibile per aiutarlo a entrare nella mentalità del nostro basket, lui si sta impegnando a modificare il suo stile di gioco per renderlo più adatto alle nostre caratteristiche. Sento dire che non è un play, è una guardia. Non è questo il punto. È un play abituato a giocare un altro tipo di basket: è un ragazzo intelligente, dategli il tempo di capire cosa serve alla squadra e come può esserci utile». Intanto, sabato si torna al palaTrieste per un match importante per dare continuità al successo di Sassari. «Vogliamo iniziare ad avere la giusta faccia anche in casa -conclude il Lobito - e tornare a essere la squadra che i nostri tifosi hanno imparato a conoscere e ad apprezzare. Con Varese, nella gara d'esordio, non è andata come volevamo, sabato contro Brescia cercheremo di essere diversi pur nella consapevolezza delle difficoltà che ci trove