«Questa Fortitudo ha la carica di Ronaldo» Aradori: «Ora tutti si aspettano grandi cose dalla Effe, come dal fuoriclasse portoghese. Non ho mai litigato con Leunen» «Si, non sono uno che tira la volata e poi le gare le vincono gli altri». Perché Stefano Mancinelli è così importante in questa Pietro Aradori a canestro nella vittoria contro Treviso (Schicchi) di Massimo Sederi Pietro Aradori migliore realizzatore italiano della serie A, in una Fortitudo che è la squadra dove i nostri connazionali hanno la maggiore incidenza offensiva. «Le prime quattro gare di campionato sono state molto intense -racconta Aradori - con le due che abbiamo giocato in casa che sono state super intense e non poteva essere altrimenti dato che avevamo la carica delle oltre 5mila persone che erano al PalaDozza. L'altra è stata a Pesaro e segnava il ritorno in serie A della Effe e poi c'è stata la brutta gara di Varese, ma io penso che meglio di così non si poteva partire». Visto il buon inizio, il vostro obiettivo è ancora la salvezza? «In una stagione ci sono sempre alti e bassi per cui il nostro obiettivo resta salvarsi il prima possibile. Sappiamo che, per la sua storia, la Fortitudo non è considerata una neopromossa anche se lo siamo. Solo quando saremo certi di avere mantenuto la categoria, potremo vedere se è possibile raccogliere qualcosa di altro». Le pesa giocare per non retrocedere? «lo vivo e gioco per vincere delle partite e ciò che fa la differenza è la carica che una società, una città e una squadra ti dà. Queste sono cose che alla Fortituto ho trovato con un tono maggiore rispetto ad altre realtà, anche in quelle dove giocavi per la conquista di un titolo». Girando per Bologna il fatto di essere passati dalla V nera alla Effe le ha creato problemi? «No. La gente mi ferma e anche i virtussini mi chiedono come sono andate le cose. C'è molta cordialità e simpatia e questo conferma che la gestione dei social network è una questione da risolvere. Lì ci sono stati molti insulti, ma il clima nella realtà è opposto». La fake news che descriveva un diverbio anche manesco tra lei e Leunen l'ha infastidita? «Non l'ho presa neppure in considerazione, è solo spazzatura». Il discorso squadra nazionale per lei è chiuso? DALLA V NERA ALL'AQUILA «La gente mi ferma con grande cordialità per chiedermi come sono andate le cose» Fortitudo? «Intanto è il nostro leader insieme a Maarten Leunen. Poi salendo dalla panchina mette a disposizione della squadra il suo talento e la sua esperienza. I tifosi si identificano in lui perché è cresciuto qui e perché è una persona con un notevole spessore umano, queste tre cose lo portano ad essere una colonna portante della Fortitudo». Lei come si colloca in questa squadra? «Una pedina chiave del quintetto che porta esperienza, punti e fisicità aiutando chi è alle prime esperienze in serie A». Sorpreso per la carica che il pubblico dà alla squadra? «No, perché questa è una delle principali caratteristiche della Effe ed è come quando Ronaldo va in campo: tutti si aspettano che segni almeno un gol. Magari non ero del tutto preparato». Domenica andate a Roma, ci presenta la partita? «E' una bella sfida tra due squadre neopromosse che non lo sono per tradizione. Sono entrambe ben costruite con un nucleo americano dove spiccano Dison, che ha vinto lo scudetto con Sassari e Jefferson che l'anno s