L'OPINIONE
La propria superiorità va mostrata sul campo
di GIANCARLO PIGIONATTI
Chiamalo derby per la sua lunga storia di profondo antagonismo e acerrima rivalità fra squadre e tifoserie ma a spalti a senso unico, per appartenenza, non può esserlo tale sul campo anche perla cittadinanza dei giocatori, molti dei quali stranieri di passaggio. A "mutilare " l'essenza di una sfida così speciale ci hanno pensato le autorità, cui compete l'ordine pubblico: per evitare rischi di preoccupanti contatti tra tifosi, hanno eliminato il problema a monte. Morale, a Desio l'Openjobmetis non potrà avvalersi di alcun sostegno dalle tribune allorquando, in questa circostanza, avrebbe potuto contare su diverse centinaia di tifosi al seguito. Come togliere il sale a quella pietanza diportata qual è un derby nel suo più intimo significato. Peccato! Era ben altra la storia nella cosiddetta notte dei tempi, allorquando il derby aveva ben altri sapori, innanzitutto per la presenza di giocatori, canturini e varesini di nascita e adozione, gli uni contro gli altri, da "nemici per la pelle" sul campo, mentre fuori i loro rapporti erano molto affabili se non amichevoli. Mitica, almeno per i ricordi che evoca, era la palestra Parini di Cantù, come lo era quella dei "Pompieri" a Varese, lo sanno bene coloro che vissero quell'epoca, da "botte da legname", come si usava raccontare con esagerazione agli assenti. Nel tempo il vento è cambiato attraverso legioni di cestisti stranieri. Oggi la tifoseria si aspetta un successo, autorizzata a crederlo da eloquenti saggi mostrati sin qui dall'Openjobmetis rispetto a Cantù che mai ha dato prova di solidità. La superiorità dei "nostri" appare lampante, come testimoniano i loro numeri di forza, d'un collettivo che persino colpisce in attacco, il quinto per punti segnati di media a gara, mentre gli uomini di Pancotto sono ultimi, il che vorrà pur dire qualche cosa. Non solo, ma con l'inserimento di Cervi questa Openjobmetis vanta una panchina profonda, d'un certo valore. Non c'è gara, verrebbe da dire, ma attenti a non farsi ingannare da un colossale equivoco o abbaglio, dovendo pure considerare l'abulia da trasferta dei biancorossi, nonché quel talento che serpeggia nelle file brianzole attraverso la schiera di americani. Dunque, tocca agli uomini di Caja soggiogarli e controllarli dovendo evitare, innanzitutto, di ingenerare loro fiducia e gas: fallire nell'intento equivarrebbe, inutile negarlo, a una profonda e cocente delusione. Indubbiamente è un match cruciale ai fini di un percorso che, da qui alla fine del girone di andata, potrebbe proiettare Varese nel cuor