Arriva Milano: per Sacco 'prima' di fuoco Palla a due alle 16,30, e il nuovo coach è motivatissimo: «Un grande stimolo» Ferri All'interno C'è Milano, missione impossibile Ma Sacco strizza l'occhio alla Vitelle Carpegna Prosciutto, palla a due alle 16,30 e il nuovo coach alza il tiro: «Uno stimolo grandissimo» Cominciare contro Milano (palla a due alle 16,30) è come essere il protagonista di «Mission Im-possible». Giancarlo Sacco sorride coi suoi occhi 'fiammeggianti' e ribatte: «Un amico mi ha detto che il film giusto per quest'occasione sarebbe 'Ai confini della realtà'». Ma si vede che la sfida, prendere in mano la squadra della propria città ancora a zero punti e provare a resuscitarla, lo ha già stuzzicato nel profondo: «Mi responsabilizza molto questa chiamata-dice - oltre che è un grandissimo stimolo per me». Il coach pesarese si ri-presenta così ad una piazza che lo conosce a menadito: «Mi vedo come uno di famiglia, che non è mai andato via da questa società. Se non ero in palestra, ero in tribuna. E quando allenavo lontano, cos'ha fatto la Vuelle era sempre la prima domanda». Saltare dentro quando il treno è già partito è un'azione che conosce bene, lo ha già fatto tante volte in passato, spesso con buoni risultati: «Devi combattere contro il tempo, capire in tempi brevi cosa serve, ogni minuto può essere determinante. Stamattina mi sono alzato alle 4,30 per guadagnarne un po' di più». E ha coinvolto parecchio lo staff: «Con Calbini c'è un rapporto di lunga data, mi sta aiutando molto, in modo che possa concentrarmi su altro». Alla truppa ha parlato chiaro: «Subentrare a metà settimana è più complicato, quindi non ho la pretesa di avere una risposta tecnica per questa prima partita, ma almeno una risposta sotto il profilo umano la pretendo: ho chiesto loro di essere uomini». Sacco è voluto entrare nello spogliatoio senza preconcetti: «Un conto è guardare le partite dagli spalti ed esprimere un'opinione - sottolinea -, un altro entrare dentro il gruppo: va fatto in punta di piedi, non voglio essere l'elefante nel negozio di cristalli, che spacca tutto. Ho azzerato le mie convinzioni, oggi guardarsi indietro non serve: a tutti do le stesse chances, chi se le gioca e ha voglia di risolvere questa situazione bene, altrimenti c'è la porta». E ricorda: «Due anni, fa quando sono arrivato a Bergamo, la squadra sembrava spacciata e feci lo stesso discorso: ne mandammo via tre, ma quei sei furono capaci di vincerne 7 di fila». Per questo ancora non ha deciso dove interve- nire: «Questa partita mi servirà per scegliere le persone. Ci vuole spirito. E comunque la salvezza la costruisce il gruppo, o la parte di gruppo che ci vorrà mettere le p... altrimenti qualsiasi innesto sarebbe inutile, se non addirittura un alibi per chi era già qui». Il gap fisico resta un problema: «Se siamo dei nani, alziamo il quintetto. Eboua è arrivato qui per giocare da tre e avete visto tutti che atletismo possiede, di un altro pianeta». In questi primi tre giorni, Giancarlo ha lavorato molto sotto il orofilo menta- le: «Sto cercando di alleggerire la testa dei ragazzi che è piena di pensieri, in questi casi meglio semplificare. Sono giovani? Vadano in campo con il gusto della sfida. La pappa pronta non c'è». Un pensiero a Milano, per finire: «Ai tempi in cui andai in panchina per la prima volta, negli anni '80, i milanesi ci prendevano per il e, poi hanno smesso. Non voglio che riprendano a farlo». Se qualcuno aveva bisogno di un po' di sana tigna, bè