Il commento La piccola basket city può sognare uando lasciano il par-Q ) quet hanno la canotta unta e le mani sporche di grasso. L'OraSì Ravenna, prima ancora che la rivelazione del campionato, è una squadra operaia. Una miscela Lorenzo Priviato perfetta tra talento e lavoro sporco, con l'aggiunta di un giocatore illegale per l'A2: Thomas. Perché se vinci (anche) una gara spigolosa, avvincente ma non bella come quella con Piacenza, e catturi il doppio dei rimbalzi contro la squadra mi- gliore rimbalzista del girone, vuole dire che hai una marcia in più. E che gli dei della pallacanestro sono con te. Per questo Ravenna sta diventando sempre più una piccola basket city e i tifosi adesso hanno diritto di sognare in grande. Prosegue dalla prima Patron Vianello ogni anno -bonariamente s'intende -piange miseria, ma finisce per allestire (quasi) sempre una squadra più forte. E il suggello è arrivato proprio ieri, con la scelta di Ravenna come società organizzatrice della Final Eight di Coppa Italia della categoria. Il primo capolavoro del patron è stata la scelta dell'allenatore. Azzeccata in ogni suo aspetto, tecnico e psicologico. Nel primo caso occorreva cancellare la non fortunata parentesi Mazzon. Ma il Cane («uno di noi», cantano i Leoni) sta centrando soprattutto un'altra impresa, far dimenticare Antimo Martino. Diciamo quasi dimenticare, perché il mito di Antimo è destinato a restare intatto nei cuori giallorossi. 'Non domandare che cosa può fare per te la squadra. Domanda che Il commento La città del basket adesso sogna in grande cosa puoi fare tu per la squadra': il copyright è di un signore chiamato Magic Johnson. Ed è questa filosofia di gioco che Cancellieri sembra aver trasmesso a ognuno dei suoi giocatori-operai. Prendete uno come Luigi Sergio, essenziale al tiro, un mastino in difesa. Al pari di Marco Venuto, un Furino della palla a spicchi: picchia come un fabbro, non esce mai per falli, oltre all'intelligenza in regia e agli assist al bacio che smazza. Da bolognese trapiantato a Ravenna mi sfugge il motivo per cui la Fortitudo non se lo sia portato in A1 come secondo play. Contro Piacenza partita bruttina. Di certo sconsigliata ai deboli di cuore. Ravenna pareva non farcela, invece ognuno alla fine ha portato il proprio mattoncino alla causa, sopperendo alle carenze altrui. Per esempio alla serata no di Potts, che aveva la faccia giusta ma non la mano educata con cui ha abituato i palati più sopraffini del De André. Alla fine, scava scava, ti accorgi l'Assigeco giocava in quattro - nessun tecnico fischiato a un nervoso Mike Hall è questione misteriosa -, quelli di Ravenna erano il doppio. Prendete Treier: un gancio al sopracciglio ha un po' sporcato la sua faccia di bambino, ma ne ha accentuato la cattiveria agonistica. Prendete Chiumenti: quando tre anni fa lasciò Ravenna pareva un giocatore finito, oggi è un totem nell'area colorata. E' una squadra, l'OraSi, che gira a mille. Con un play, Marino, che ha tutte le marce e sa quando e come usarle. Dunque è lecito che l