L'OPINIONE Risplende L.J. Cervi fa pensare di GIANCARLO PIGIONATTI Un doveroso minuto di silenzio, nel ricordo di Pietro Anastasi, immenso campione e amato figlio di tutta la Varese sportiva, ci stava. Ma non v'è stato e ci sembra grave l'omissione perché sarebbe stata cosa buona e giusta onorarlo pur sotto riflettori non suoi ma della pallacanestro stante la stretta parentela fra i simboli storici e perenni di un'intera città. Di fronte all'Open-jobetis c'era una Trieste, tutta da riscoprire attraverso alcune sue novità, innanzitutto quella di Cervi (foto Blitz) che, in pochi giorni, ha traslocato da Varese, armi e bagagli, nella città giuliana non senza provocare interrogativi e relative discussioni tra "prò" e "contro ". Ebbene gli uomini di Caja l'hanno spuntata soffrendo e sudando ma un piccolo balzo in classifica è ciò che più conta. Un po' tutti sì era curiosi di vedere in azione proprio Cervi, accolto con qualche applauso, sportivo e affettuoso, avendolo i tifosi accompagnato nella sua faticosa riabilitazione e nelle sue ricomparse in campo, in verità più croci che delizie, per poi assistere al suo addio, fors 'anche, troppo umorale e istintivo. L'ex Mario Ghiacci, oggi presidente dì Trieste, prima della gara, ribadiva in confidenza la sua grande considerazione perii "centro" reggiano, soprattutto, in prospettiva, tant'è che lo ha ingaggiato non come rincalzo ma come elemento importante per il futuro. Ghiacci, all'opposto di Varese, mai ha pensato a una scommessa, tipo "o la va o la spacca", ci crede e basta tant'è che stima e fiducia, spesso, sono un magico propellente. Con la maglia dell'Openjobmetis, il centro in sei gare aveva realizzato 10punti in 27 minuti mentre, da avversario, all'esordio, è sceso in campo segnando 10punti in 14 minuti non senza provocare mormorii sugli spalti, ben sapendo che un italiano di 214 centimetri, pure con trascorsi brillanti, non si trova dietro l'angolo. Certo è che lui ha dimostrato di non essere solo una vecchia gloria: bastava allora avere un po' di pazienza? L'interrogativo va rivolto a tecnico e dirìgenti nell'attesa di una risposta chiara nel tempo. Trieste, si diceva, ha dato filo datorcere, traditadall'1/14altiro, tra Hickman (al 30% della condizione) e Cavaliero. Ma I demeriti altrui non devono sminuire i meriti di un'O-penjobmetìs che, tosta in difesa, ha ritrovato all'appello Peak, da risollevare e risollevato, soprattutto in un momento difficile, essendo in discussione e pure confuso nei suoi pensieri. Stavolta l'ala americana e Clark hanno messo insieme 31 punti colpendo dalla lunga distanza. Esercitazione ancora una volta, da parte della squadra, numericamente superiore, e non dì poco, a quella da due punti nella quale si è distinto Metteo Tambone, il migliore nelle valutazioni a conferma della sua strepitosa prestazione di Sassari, giovandogli alla grande il suo cambio dì ruolo (da play a guardia) nel quale sa esprimere quelle potenzialità che erano rimaste sotto traccia. Se Tambone non avesse avuto determinate doti non avrebbe potuto mettere insieme 38 punti in due gare pure come aiuto costruttore, ordinato e pulito, di gioco qual è accanto a Jakovìcs, ancora una volta apprezzabile. Entrambi stanno diventando preziosi in rapporto a un calo di Mayo che non riesce a martellare come gli era congeniale tempo fa, allorquando vantava più di 20 punti di media a gara mentre ora ne ha 4 in meno. Ultima riflessione, scontata, riguarda l'utilizzo di Sim-mons: 38 minuti, non avendo Caja alternative di forza e spessore sotto i tabelloni ed è questo il punto più problematico, soprattutto, in considerazione d