di Roberto Fiaccarini mmaginate di | j preparare la vostra casa per il più bel ricevimento dell'anno e poi di dovervi mettere seduti a guardare quando iniziano le danze. Voi che un tempo facevate girare la testa a tutti. Ecco, Pesaro e i pesaresi si sentono più o meno così mentre si apprestano ad aprire le porte di casa loro, la Vitrifrigo Arena, alle Final Eight: attori non protagonisti con un passato da Oscar e un presente brutto come un filmetto di terz'ordine. Eppure, per quanto folle possa La condanna a fare gli attori non protagonisti sembrare oggi, c'è stato un momento, quest'estate, in cui i sogni sono andati oltre la realtà. È stato il giorno in cui è finalmente arrivato un main sponsor, la Carpegna Prosciutto della famiglia Beretta, che faceva sperare ai tifosi della Vuelle di mettere qualcosa sotto i denti dopo anni a pane e acqua. E invece niente: la fame più nera. Perché poi chi ha fatto la spesa, l'ha fatta peggio che mai e comunque i soldi - tra il mettere della Carpegna Prosciutto e il levare di altri -alla fine non erano molti più di prima. E allora le Final Eight sono un omaggio alla gloria che fu e magari uno stimolo per guardare avanti, anche al di là di una retrocessione ormai quasi scritta. In realtà qui di stimoli l'ambiente ne ha pure troppi, inversamente proporzionali ai soldi e al numero di imprenditori pronti a spendere per il basket. A tenere in piedi la baracca resta il consorzio, che è sì un'assicurazione sulla vita, ma una vita grama. Siccome sperare non costa nulla, chissà che lo spettacolo di questi giorni non convinca qualcuno a spendersi e spendere per riportare Pesaro lassù dove do