Fortitudo, Aradori suona la carica: «Subito la salvezza, poi i playoff» L'ala «Ora vogliamo curare il nostro tallone d'Achille, le partite in trasferta, e regalare gioie al nostro pubblico» persone vengono fuori per quello che sono. Penso di potere dare tanto al di là del campo e in partita penso di fare la differen- (&) (^£j) Pietro Aradori, 31 anni, al tiro contro Brindisi in Coppa Italia (Ciamillo) di Massimo Sei Ieri BOLOGNA Pietro Aradori suona la carica. Ieri la Fortitudo ha ripreso gli allenamenti per un finale di campionato dove i biancoblù cercheranno di confermare quanto di buono hanno fatto fino a qui. «Affrontiamo questa ultima parte della stagione - spiega Aradori - con lo spirito di chi vuole arrivare a giocare partite migliori fuori casa, perché questo è stato il nostro tallone d'Achille, e raggiungere prima il nostro obiettivo dato che la salvezza non è ancora matematica. La seconda cosa che vogliamo è regalarci e regalare al nostro pubblico delle belle partite in casa». Facciamo un passo indietro. Quale è il suo bilancio della final eight di Coppa Italia? «Positivo perché abbiamo sconfitto Brescia in una gara dove noi eravamo sfavoriti, poi in semifinale abbiamo incontrato una squadra più forte di noi e anche più pronta e sotto tanti punti di vista quella è stata una prestazione negativa. Non abbiamo giocato bene e l'arbitraggio ci ha penalizzato tantissimo per cui era giusto che Brindisi andasse in finale». La gara contro i pugliesi è stata l'ennesima dimostrazione che la squadra quando sa di perdere tira i remi in barca. E' così? «No e di questo sono sicuro. Se guardiamo all'incontro con Brescia siamo quasi sempre stati sotto, ma non abbiamo mai mollato e siamo stati lì con la testa. La realtà è che a volte incontriamo delle difficoltà che ci bloccano e non riusciamo a superarle in quel momento». Ex capitano della Virtus e futura bandiera della Fortitudo. Che cosa viene apprezzato della sua persona? «Bisognerebbe chiederlo a loro. Non mi va di autoincensarmi: credo se il rapporto è sincero le COME IN UNA FAMIGLIA «Desidero restare in questo club per tanto tempo: mi trovo molto bene» za. Lo sport sta attraversando un periodo strano dove si cambia tanto e non solo tra i giocatori o gli atleti, ma anche tra i dirigenti o gli sponsor. Restare due anni in uno stesso club diventa un miracolo, ma io voglio stare alla Fortitudo per tanto tempo. Questo è l'impegno che ho preso e che intendo mantenere». Che cosa le ha dato Bologna? «In primis il diploma di maturità quando ero un ragazzino. Poi ci sono le amicizie che si sono costruite nel tempo e la possibilità di giocare a pallacanestro ad alto livello, di respirare la pallacanestro dalla mattina alla sera. Mi ha dato tanto e spero mi dia ancora tanto». E' vero che nonostante il -32 avreste voluto rigiocare subito il derby? «Sicuramente. Il nostro derby di Natale non è stata una bella partita, ma l'atmosfera che si respira è unica ed è stupenda. Adesso che tutti l'abbiamo conosciuta saremo molto più pronti per quello di ritorno». I playoff cosa rappresentano per la Fortitudo? «Sono un orizzonte e non un obiettivo. Tagliato il traguardo della salve